Immigrati in marcia, momenti di tensione

Da Castelnuovo di Porto a Roma a piedi, lungo la via Tiberina e la via Flaminia. Un corteo di circa duecento immigrati, con qualche bambino al seguito, che hanno marciato senza sosta, sotto il sole, percorrendo le strade consolari contro mano, fino a viale Mazzini, di fronte alla sede Rai, per ribadire il loro diritto di chiedere asilo politico. Somali, nigeriani, eritrei ed etiopi, tutti con indosso magliette bianche con su stampato lo stesso slogan gridato durante il cammino e intonato sotto le finestre degli uffici della Tv di Stato: «We ask our right». Mostravano striscioni realizzati alla meglio con pezzi di cartone e scampoli di stoffa che sottolineavano l’esigenza di essere ascoltati: «Listen our problem».
Da qualche tempo nel centro di accoglienza della Protezione civile di Castelnuovo di Porto, gestito dalla Croce Rossa, che attualmente ospita 700 immigrati, si era diffusa la voce di imminenti espulsioni. Addio il sogno di un lavoro, di una vita diversa, cullato in attesa della pronuncia della commissione territoriale chiamata a decidere sulle domande di asilo. La risposta tardava ad arrivare, in più quelle voci poco rassicuranti. Di qui la decisione di partire in massa per raggiungere la capitale, senza alcuna autorizzazione, senza una destinazione precisa. Duecento persone che camminano in lunghe file ai lati della strada non passano certo inosservate, soprattutto quando si fermano sulla tangenziale, all’altezza di Corso Francia, per rifocillarsi con l’acqua distribuita dalla Croce Rossa. Nonostante il corteo sia stato scortato dalle forze dell’ordine il traffico è andato in tilt e non sono mancati momenti di tensione tra i manifestanti e la municipale. È accaduto sulla Flaminia, vicino allo svincolo per l’ospedale Sant’Andrea, quando alcuni agenti hanno cercato di deviare il corso della marcia.
«Non abbiamo destinazione - ha spiegato Hizbaui, uno dei richiedenti asilo, all’inizio del cammino - ci muoviamo verso Roma. Oggi inizia la nostra mobilitazione che finirà quando il nostro problema sarà risolto». Volevano rassicurazioni su come e quando avrebbero avuto un permesso di soggiorno utile per lavorare, chiedevano che si accelerassero i tempi della commissione competente. E volevano parlare con i giornalisti, anzi con la stampa internazionale: «Le grandi televisioni del mondo si devono fare portavoce dei nostri diritti negati». Del resto è scritto sui loro striscioni che «L’Italia è un paese democratico». E la loro non è stata una fatica sprecata. Prima che il corteo si sciogliesse pacificamente a metà pomeriggio e che la Croce Rossa li riaccompagnasse a Castelnuovo di Porto, questa volta in pullman, gli immigrati hanno ottenuto le rassicurazioni che cercavano. È il vicepresidente della commissione nazionale Asilo Mauro Denozza ad annunciare loro che oggi stesso cominceranno le audizioni per valutare le domande di richiesta di asilo e che, nel frattempo, nessuno li manderà via dal centro di accoglienza. «Sulla base degli esiti dei colloqui - spiega Denozza - saranno concessi regolari documenti con validità dai 3 ai 5 anni».
La definizione di corteo «non autorizzato» non convince Luigi Camilloni, presidente dell’Osservatorio Sociale.

«Leggo basito - osserva - che un corteo non autorizzato di centinaia di immigrati richiedenti asilo è partito dal centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto con destinazione Roma, creando rallentamenti sulla Flaminia, e che è stato scortato e controllato dalle forze dell’ordine. Dulcis in fundo, finita la mobilitazione, alcuni mezzi hanno riportato i manifestanti alla struttura di Castelnuovo. C’è qualcuno in grado di fornire delle spiegazioni su quanto è avvenuto?».

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