Roma - "Debbono cadere vecchi pregiudizi, occorre un clima di apertura e apprezzamento verso gli stranieri che si fanno italiani. In un clima siffatto possono avere successo le politiche volte a stabilire regole e a rendere possibile non solo la più feconda e pacifica convivenza con gli stranieri, ma anche l’accoglimento di un numero crescente di nuovi cittadini". Apertura agli immigrati del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Quirinale, nel corso di una cerimonia durante la quale ha preso la parola anche il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. "È essenziale - prosegue Napolitano - che a una tale presa di coscienza giungano non solo le istituzioni ma l’intera collettività nazionale. Occorre un clima di apertura e di apprezzamento verso gli stranieri che si fanno italiani, lavoratori, studenti e ricercatori, imprenditori, sportivi, manager". Il capo dello Stato ha colto l’occasione per dire che gli stranieri che diventano italiani sono "un fattore di freschezza e di forza per la nazione italiana" danno l’opportunità al Paese di crescere.
Integrazione L’afflusso negli ultimi dieci anni, secondo Napolitano, è più che triplicato e pone un problema di "migliore inserimento" sociale e allo stesso tempo il problema di "trarne nuova linfa per rafforzare la popolazione italiana, arricchendola di apporti validi e di elementi preziosi di dinamismo". Il capo dello Stato ha invitato a "procedere decisamente in questa direzione" come hanno fatto altri paesi quali Inghilterra, Francia, Germania. Gli immigrati ha sottolineato, sono "una componente non trascurabile del peso di ciascun paese nei confronti internazionali".
Il Vaticano d'accordo Il Vaticano si è dichiarato pienamente d’accordo con quanto detto oggi dal presidente Giorgio Napolitano sul problema dell’immigrazione. Apprezzamento espresso dal cardinale Renato Raffaele Martino: "Non possiamo che apprezzare quello che ha detto il presidente . Gli immigrati non sono un peso. Certo, vengono petr loro necessità, ma offrono anche il loro lavoro, la loro azione. Ciò è tanto più importante per Paesi come l’Italia o la Spagna dove vi è una natalità di 1,2 bambini a donna, al di sotto persino di una crescita zero (nel bilancio tra nascite e morti)". Martino, presidente del pontificio consiglio Giustizie e Pace, ha presentato oggi in Vaticano le celebrazioni che la Santa Sede dedicherà ai 60 anni della dichiarazione fondamentale dell’Onu sui diritti umani.
La proposta di Fini Approvare una nuova legge sulla cittadinanza per gli immigrati in Italia già in questa legislatura. È quanto auspica il presidente della Camera Gianfranco Fini, al Quirinale al termine dell’udienza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con una rappresentanza di immigrati divenuti nuovi cittadini italiani. "È cambiata la realtà sociologica del Paese, sono maturi i tempi per discutere di una nuova legge - dichiara il primo inquilino di Montecitorio - la legge attuale mostra gli anni che ha: non perchè siano tanti, bensì perchè in questi anni la società italiana è cambiata profondamente". Il presidente della Camera osserva che l’Italia "è un Paese che sempre di più si confronta con il tema dell’immigrazione e con il problema dell’integrazione, il cui anello ultimo è la cittadinanza". Fini si augura quindi che "in questa legislatura, si dia corso non solo ad un dibattito su queste grandi questioni ma anche ad una modifica della legge sulla cittadinanza, per renderla più attuale".
La Lega e i flussi Bloccare il flusso di immigrati regolari in Italia sarebbe una scelta sbagliata. Ne è convinto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che al Tg1 dice: "Bossi, il cui nome è anche nella legge contro l’immigrazione clandestina, sa certamente che non va mai fatta confusione: l’immigrato clandestino non può rimanere sul territorio nazionale, ma proprio in quella legge è previsto espressamente che ci sia ogni anno un decreto per indicare il numero di quei lavoratori di cui ha bisogna l’economia". "Quindi, bloccare il decreto flussi - conclude - credo che sarebbe non soltanto paradossale, perchè alimenterebbe la clandestinità e il lavoro nero, ma sarebbe sbagliato".
I paletti di Maroni Di diverso avviso il ministro dell'Interno: "Il rispetto dei nostri valori fondanti e la conoscenza essenziale della nostra lingua e della nostra storia devono essere accertati con serenità ed equilibrio affinchè non si giunga a concedere il beneficio della cittadinanza indistintamente a tutti attraverso valutazioni superficiali". Nell’ultimo quadriennio si è assistito a un trend crescente di concessioni della cittadinanza che, partendo dalle 19.226 del 2005 è arrivato alle 35.766 del 2006 e alle 38.466 del 2007. Al 31 ottobre di quest’anno le concessioni sono attestate a 32.238. Lo ha detto Maroni intervenendo all’incontro tra il presidente della Repubblica e una rappresentanza di donne e uomini di origine straniera che hanno acquisito di recente la cittadinanza italiana.
"Questi numeri - ha sottolineato Maroni - destinati a un progressivo aumento, richiedono un impegno da parte delle istituzioni affinchè l’integrazione degli immigrati sia effettiva, obiettivo che un’apertura indiscriminata delle frontiere non riesce a garantire". Non si tratta, ha aggiunto, "solo ed esclusivamente di una questione di sicurezza, ma di creare la maggiore integrazione possibile in condizioni sostenibili da parte del Paese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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