Gli immigrati potranno votare solo dopo il sì dei carabinieri

Dodici anni e non più dieci per poter ottenere la cittadinanza italiana. Ma solo otto per guadagnarsi il diritto di voto. Almeno nelle elezioni amministrative degli enti locali e dopo aver sostenuto davanti ai carabinieri un esame che dimostri una reale conoscenza della lingua e delle leggi italiane. E anche un argine allo scandalo dei matrimoni di comodo.
Un percorso molto chiaro per coniugare accoglienza e legalità quello proposto nel disegno di legge presentato al Senato dall’onorevole Raffaele Lauro. Eletto nelle liste del Pdl, prefetto, una lunga carriera nei ministeri e la nomina dal ministero dell’Interno a Commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, è oggi membro della commissione Affari istituzionali del Senato. Un’esperienza che lo ha portato a formulare l’ipotesi di un nuovo percorso per la regolarizzazione degli extracomunitari che è già stata sottoscritta da altri trenta senatori. «La mia intenzione - spiega Lauro - è trovare un punto di equilibrio. Da un lato una più rigorosa procedura per la concessione della cittadinanza. Dall’altro l’opportunità perché dopo l’ottavo anno, e verificate le qualità dell’aspirante, lo straniero possa accedere al diritto di voto». Lo scopo della proposta «è assicurare ai lavoratori immigrati, entrati regolarmente sul territorio nazionale, un ordinato, effettivo e non traumatico inserimento nelle strutture produttive e sociali del Paese». L’esempio a cui ispirarsi sono gli ordinamenti degli altri Paesi europei, come la Francia, dove è richiesta la familiarità con la lingua, la Germania, che pretende la conoscenza dell’ordinamento sociale e giuridico, o la Spagna di Zapatero che «pretende un attestato di buona condotta civica e di sufficiente grado di integrazione nella società spagnola».
Di qui l’allungamento a dodici anni, invece degli attuali dieci, del tempo necessario per la cittadinanza. Che, però, non sarà ugualmente automatica. E sarà preceduta da un ulteriore passaggio alla scadenza dell’ottavo anno, quando lo straniero dovrà ottenere «un certificato che gli attribuisce il fondamentale diritto civico del voto, limitato alle elezioni amministrative degli enti locali (Provincia e Comune)». Condizione è il superamento di una «verifica della conoscenza della lingua e delle istituzioni della Repubblica, nonché della cultura nazionale e locale, delle tradizioni storiche, religiose, sociali del territorio». Esame da sostenere di fronte ai carabinieri. Trascorsi quattro anni dalla consegna del certificato, arriva anche la cittadinanza.

A patto che lo straniero «non sia stato sottoposto a procedimento penale». Un disegno di legge che intende anche porre un freno ai matrimoni di comodo. Eliminando la possibilità di ottenere la cittadinanza «iure connubii».

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