Cronache

Immigrati, rifiuti, maltempo: così agiva la banda di Carminati

Le nuove indagini avrebbero permesso di acquisire ulteriori elementi sul metodo mafioso utilizzato da parte del sodalizio, confermato anche dalle testimonianze di vari imprenditori vittime

I Carabinieri arrestano Massimo Carminati
I Carabinieri arrestano Massimo Carminati

Mafia capitale atto secondo. Almeno stando alle indagini del Ros dei carabinieri, il Raggruppamento operativo speciale, che in queste ore sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia.

Quarantaquattro gli indagati per associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni e trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante delle modalità mafiose. Altre 21 persone, indagate per gli stessi reati, sono sottoposte a perquisizioni. Il blitz, scattato come sempre in piena notte, è in corso a Roma, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Catania ed Enna. L’indagine, spiegano i carabinieri, nasce come diretta conseguenza della maxi inchiesta del 2012, conclusa nel dicembre scorso, che ha portato allo scoperto un’organizzazione mafiosa facente capo all’ex Nar Massimo Carminati, con 37 indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati, con l’aggravante delle modalità mafiose e per le armi usate.

Le nuove indagini avrebbero permesso di acquisire ulteriori elementi sul metodo mafioso utilizzato da parte del sodalizio, confermato anche dalle testimonianze di vari imprenditori vittime. Confermata la centralità nelle dinamiche dell’organizzazione mafiosa di Salvatore Buzzi, riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante corruzione e rapporti collusivi, appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate. In particolare nei settori dell’accoglienza dei profughi e dei rifugiati, della raccolta differenziata e dello smaltimento dei rifiuti, della manutenzione del verde pubblico e negli altri settori oggetto di gare pubbliche. È il caso dei lavori connessi all’emergenza maltempo a Roma e le attività di manutenzione delle piste ciclabili. Secondo la Dda di Roma l’esponente Pdl Luca Gramazio avrebbe avuto un ruolo attivo nell’associazione mafiosa in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale. Secondo le indagini Gramazio, prima nella carica di capogruppo Pdl nel consiglio comunale di Roma Capitale, poi come capogruppo Pdl al consiglio Regionale del Lazio, sfruttando la propria capacità di influenza nell’ambiente istituzionale, “poneva in essere condotte strumentali al conseguimento degli scopi del sodalizio”.

È emersa, quindi, l’attività di condizionamento attuato dalla banda di Massimo Carminati, determinata dalla rete di rapporti e dal sistema di tangenti creato dal gruppo mafioso. Approfondimenti, infine, hanno permesso di confermare i contatti con l’ex capo della polizia provinciale ed ex capo di gabinetto della giunta Veltroni, Luca Odevaine, i cui contatti con Buzzi erano emersi nella gestione dell’emergenza immigrati. Odevaine in qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, era in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti nello specifico settore.

La prosecuzione delle indagini ha permesso di documentare come Luca Odevaine fosse in grado di garantire consistenti benefici economici a un “cartello d’imprese” interessate alla gestione dei centri di accoglienza, determinando l’esclusione di imprese concorrenti.

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