«Immigrazione e periferie Servono case non parole»

«È mancata una politica che riservasse attenzione alle periferie». L’ex prefetto, ora candidato del centrosinistra Bruno Ferrante, attacca la giunta Albertini. E il sindaco si appallottola come un istrice. «Non commento gli orientamenti di un non candidato - punta gli aculei -. Vedremo il suo programma». No comment d’ordinanza che dura, però, lo spazio d’una domanda. Quella sulla proposta Ferrante di un assessorato all’immigrazione. «Può essere considerato», apre Albertini. Ma subito precisa che «noi abbiamo una delega, nell’ambito dell’assessorato alle Periferie e alla sicurezza, che prevede un’attenzione all’immigrazione che non abbiamo mai smentito». «Anzi - aggiunge - che abbiamo attentamente coltivato. Questo è un fenomeno che va gestito con equilibrio, tenuto conto che esiste la possibilità di accogliere, ma che non è illimitata. Per essere convenientemente integrati occorre avere una casa e un lavoro. A questo noi abbiamo dato un contributo con il patto per il lavoro di Marco Biagi e con gli investimenti nell’edilizia. Abbiamo ristrutturato 34mila alloggi e speso 437 milioni di euro. Oltre 11mila appartamenti costruiti o in costruzione nelle aree industriali dismesse e il gigantesco piano di investimento per i 20mila alloggi delle aree standard trasformate in aree residenziali. Contributo della nostra amministrazione quanto mai cospicuo anche per favorire non l’immigrazione in sé, ma l’integrazione degli immigrati compatibile con la nostra capacità ricettiva». Inevitabile uno sguardo Oltralpe. «Quello che sta accadendo a Parigi, ormai in stato d’assedio, è la conseguenza di una politica indiscriminata di accoglienza oltre i limiti di un’accettabile possibilità ricettiva, sia in termini di lavoro sia in termini di spazi occupati. Con una disoccupazione del 30 per cento, non è una sorpresa che ci possano essere esplosioni di violenza. Una cosa che noi deprechiamo, ma abbiamo fatto in modo che non avvenisse».
«Le affermazioni sulle periferie milanesi del presunto candidato sindaco dell’Unione - interviene deciso anche l’asssessore a Sicurezza e periferie Guido Manca - suscitano più meraviglia che rammarico. Fortunatamente sotto il profilo della vivibilità Milano non è Parigi e non lo sarà perché esiste in periferia un fitto reticolo di servizi, attività e luoghi di socializzazione che, con il monitoraggio di forze dell’ordine e polizia municipale, crea un’accettabile e civile convivenza.

Se vi sono, e vi sono, zone “grigie” sotto il profilo della legalità e della sicurezza (campi nomadi abusivi, insediamenti di extracomunitari clandestini, occupazioni abusive di case popolari) questo è dovuto a chi aveva la responsabilità di normalizzare queste situazioni e non lo ha fatto nonostante le ripetute sollecitazioni dei competenti assessorati comunali».

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