Immigrazione, Milano sorpassa Roma

Secondo il rapporto Caritas Migrantes la nostra provincia è al primo posto per numero di stranieri I romeni sono aumentati del 70% in due anni. I filippini rimangono la prima comunità nel comune

Osservando la fotografia che Caritas e Fondazione Migrantes hanno scattato sul fenomeno migratorio in Italia, salta subito all’occhio la posizione della Lombardia. È la prima regione per numero di stranieri regolarmente soggiornanti.
Normale notarlo, anche se non è una novità, piuttosto una conferma dei dati registrati gli anni scorsi. Diversa, invece, è la situazione di Milano che, con i suoi 418.800 cittadini immigrati e in regola supera i 404.400 di Roma, diventando la provincia più multietnica del Paese.
Con uno zoom sul dossier statistico immigrazione, puntando l’obiettivo sulla scheda relativa al capoluogo lombardo, le nazionalità più rappresentate provengono, in ordine di grandezza, da Filippine, Egitto, Cina, Perù ed Ecuador, esattamente come in passato. Ma anche qui c’è un dato che colpisce l’attenzione, perché «diverso dal solito». A Milano gli arrivi dalla Romania sono triplicati nel giro di sei anni. I romeni erano 2.260 nel 2001. Oggi sono 7.895.
Tornando alla panoramica generale del flusso migratorio e lasciando da parte i numeri, si arriva al cuore del discorso.
A Milano, in Lombardia e in tutt’Italia l’immigrazione è una realtà destinata a crescere, accentuandosi nel tempo e incidendo in profondità la società. Almeno fino al 2050 se le previsioni stimate lo scorso giugno dall’Istat saranno confermate nella realtà. Per il momento, però, è ancora scarsa, per non dire quasi assente - come ha sottolineato Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana - «la percezione dell’immigrazione come fenomeno strutturale». Una mancanza che durante la presentazione del dossier è stata più volte evidenziata, ma soprattutto letta come sinonimo di chiusura e pregiudizio verso gli stranieri, spesso visti dagli italiani come diversi, mantenuti ad una certa distanza. Per il comitato scientifico Caritas/Migrantes, «serve cambiare approccio e mentalità, dal momento che il futuro vivrà nell’integrazione». Culture, colori, religioni e lingue convivranno nello stesso luogo, saranno vicini di casa e compagni di scuola. Già ora, stando al rapporto immigrazione, i dati viaggiano in questa direzione. Una chiara dimostrazione si trova nel sistema scolastico, dove 1 alunno su 20 è di cittadinanza non italiana, in Lombardia 1 su 10.
Secondo Caritas e Migrantes, il «melting pot» rappresenta una gran risorsa, a livello culturale, lavorativo, di scambio e conoscenza. Dunque, «pur nella convinzione che legalità e solidarietà vadano di pari passo, il pacchetto-sicurezza non esaurisce i contenuti della politica migratoria». Nelle conclusioni, Caritas e Migrantes individuano nelle «politiche d’integrazione il vero banco di prova degli interventi governativi in questo settore».


E per Don Roberto Davanzo, direttore Caritas Ambrosiana, gli ambiti su cui insistere nella logica dell’inserimento e dell’accoglienza sono scuola e lavoro. Regole serie e «ospitali» alla base di un sistema mirato a introdurre i nuovi arrivati potrebbe essere la via giusta.

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