Ha destato un certo clamore l’intervista fatta dal finanziere Francesco Micheli al Corriere della Sera all’indomani della vittoria di Giuliano Pisapia: Milano può diventare più bella «purché non la si lasci in mano a immobiliaristi spregiudicati». La prima battuta che viene in mente è che in genere ad essere «spregiudicati» sono i finanzieri: quelli che, come Micheli, scalano le società con ardite operazioni di Borsa. Ma si tratta di una battutaccia: in fondo Micheli, oltre alla scalata di Bi-Invest, con Scaglia fondò Fastweb, che poi gli rese quasi un miliardo di euro, proprio nella città della destra italiana.
Ma la curiosità nella Milano che conta è a chi si sia riferito il «finanziere non spregiudicato». È da escludere che Micheli abbia potuto pensare per un solo secondo ai Ligresti. Sapete com’è, il rischio c’era: Ligresti nei salotti di sinistra non gode di gran fama. E poteva essere il candidato numero uno alla spregiudicatezza. Ma come la mettiamo allora con il fatto che Micheli è socio di Ligresti? Lo era in Fondiaria Sai e lo è oggi in una Sgr che si occupa proprio di mattone: la Hines Italia. Secondo indiziato per giro d’affari: Manfredi Catella. Sta costruendo mezza Milano, con progetti e grattacieli tanto interessanti quanto contestati dai Celentano-maniaci. Ahi, ahi, ahi. Anche qui le cose non tornano. Hines Italia, dove sono partner Micheli e Ligresti, ha come socio forte proprio Catella. Che è appunto il numero uno di Hines. Diventa così ragionevole ritenere che Ligresti e Catella, con cui Micheli fa affari, siano automaticamente esclusi dalla spregiudicatezza denunciata. Con loro siamo fuori pista. Resta l’imbarazzante particolare (non proprio messo in evidenza dal Corsera) che Micheli è più o meno socio dei più grandi progetti immobiliari che si stanno realizzando a Milano.
Ma andiamo avanti e parliamo dei concorrenti di Micheli.
Tra i più grandi c’è Citylife, il megaprogetto che dovrebbe dare un nuovo volto alla ex Fiera di Milano. Anche qui però cadiamo male: a menare le danze sono i tedeschi di Allianz e Generali. Più che spregiudicati, sembrano istituzionali. Poi ci sono i progetti per la riqualificazione delle aree da parte del ministero della Difesa, per le caserme, e delle Stazioni da parte delle Fs: sai che furbacchioni. C’è Pasquarelli di Euromilano con le coop rosse dentro: a lui si riferiva Micheli? Nel qual caso è semplice: se la caveranno tra di loro. Forse i Cabassi, a cui è restato poco, ma che hanno il grande vantaggio di una coppia di fratelli alla guida dal sapore bipartisan: uno legato al centrodestra e l’altro al centrosinistra. Così si fa. Di Beni Stabili (roba del patron di Luxottica, Del Vecchio) e Paribas è meglio non parlare: sono al di sopra di ogni sospetto.
Ma chi sono dunque questi spregiudicati che dobbiamo temere? È possibile per un nanosecondo ritenere che Micheli si riferisse a Stefano Boeri, l’archistar che con la sua anima progressista ha opportunamente verniciato buona parte dei grandi progetti di Milano. Ma anche in questo caso è difficile pensare a lui: eletto, anzi supereletto nella lista del Pd, è troppo vicino a Micheli&Co. In effetti perse le primarie contro Pisapia proprio perché la sinistra lo accusava di connivenza con «il nemico». Gli rimproveravano quei progetti firmati per Catella. Ma soprattutto quelli siglati con lo «spregiudicato» Ligresti. Micheli quindi si riferiva a Boeri e non a degli immobiliaristi? Nooo. Da escludere. Il giro Catella- Hines-Ligresti-Boeri e Micheli ha troppi legami e interessi reciproci: se ne azzoppi uno, cadono tutti.
Gli è che a Milano l’edilizia è un business che fa gola. Micheli, che annusa bene l’aria come la Borsa, prima degli altri ha segnato il territorio. Gli immobiliaristipiù che spregiudicati appaiono lesti nel cambiare casacca. Finalmente ci siamo liberati della Moratti, ma non dei suoi immobiliaristi sarebbe stato più corretto affermare. Sempre gli stessi continueranno a fare affari, ma saranno più verdi, più ecologici, più sostenibili, più giusti, più equi, più rispettabili e più solidali. Hip Hip Hurrà.
ps. A proposito di Fastweb. Nelle prossime settimane il gruppo di tlc controllato dagli svizzeri di Swisscom annuncerà l’acquisizione, in più tranche, del 15 per cento di Metroweb. Si tratta della società che ha in pancia la rete di fibra ottica di Milano e che è stata recentemente comprata dal fondo F2i di Gamberale e Banca Imi. Fastweb diventa così sempre più appetibile per i nostri tre big del settore della telefonia mobile.
Escludendo Telecom (che per motivi antitrust ha dovuto anche recedere dall’intento di acquisire Metroweb) restano Vodafone e Wind. Quest’ultima è la candidata numero uno all’acquisto di Fastweb, ma ad una cifra ben superiore ai due miliardi circa di euro coi quali gli svizzeri l’hanno tolta dalla Borsa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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