Il governo Prodi un primo grande risparmio lo ha già ottenuto. È riuscito a tagliare di 5 miliardi di euro la manovra finanziaria che esso stesso aveva approvato a luglio. La legge finanziaria rappresenta il conto generale della famiglia Italia. E il suo numero finale (il saldo) era stato indicato dal Consiglio dei ministri dell’8 luglio: 35 miliardi. Tante erano le risorse che il gestore del condominio (Prodi con il suo ministro delle spese, Padoa-Schioppa, e il suo uomo delle entrate, Visco) si sarebbe dovuto procurare. L’amministratore ci aveva raccontato che servivano 15 miliardi per ripulire le scale e sviluppare la casa comune e 20 per coprire i debiti con le banche (da recuperare tagliando spese e aumentando le rate condominiali). Anzi aveva strillato a più non posso, lamentando la scarsa accortezza della passata gestione condominiale che aveva lasciato un buco, non si faceva pagare le rate del condominio e per di più aveva trascurato le scale lasciandole luride. Ebbene ora scopriamo che le urla erano spropositate, fuori luogo. Le entrate del condominio vanno alla grande: nei primi sei mesi del 2006 sono piovute risorse in eccesso per 19 (diciannove) miliardi rispetto ad un anno prima. Grazie alle quali i nuovi amministratori ci faranno la grazia: manovra più leggera, da 30 miliardi.
Il condominio e la bassa cucina di affari di scale bene si adeguano al balletto di cifre che il governo Prodi sta menando sui conti pubblici. Appena formato, ha denunciato un buco dei conti che non c’è stato. Poi ha insediato una commissione (la Faini) per certificarlo. Poi ha redatto un documento (il Dpef) in cui si smentivano i conti della stessa commissione governativa. Infine ieri con Padoa-Schioppa ha smentito financo il documento che smentiva la commissione. Il tutto per ammettere che l’economia non è poi così in declino. E che la manovra fiscale di Tremonti che ha tagliato le tasse dirette, ha avuto il virtuoso effetto di ridurre le aliquote per i contribuenti e aumentare il gettito per lo Stato.
Questo governo si è dato un’immagine di rigore e serietà, a cui sembrano credere sempre in meno. Anche gli stessi interlocutori europei che ogni settimana si trovano a fare i conti con saldi della finanza pubblica diversi.
L’impressione non è certo quella di avere a che fare con dei folli. Ma che ci sia un disegno lucido. E chiaro come il sole. Questo governo ha un azionista di maggioranza, posto che quella elettorale (di maggioranza) è davvero traballante. Ed è quel blocco sociale rappresentato dal conservatorismo sindacale che ha trovato nella sinistra massimalista di governo la propria cinghia di trasmissione. Anche i più lontani da esso (come il ministro della spesa Padoa-Schioppa) alla fine ne sono vittime. Sono stati i sindacati a chiedere la riduzione dell’entità della manovra: e l’hanno ottenuta. Sono i sindacati (incapaci di rappresentare davvero i lavoratori) a chiedere l’intoccabilità del sistema pensionistico: e la otterranno. Anzi faranno sì che l’innalzamento a 60 anni (il cosiddetto scalone di Maroni) della pensione di anzianità e che comporta risparmi annuali per 4 miliardi venga abolito.
In una recente intervista Padoa-Schioppa diceva: «Nel non mantenere gli impegni, comunque c’è sempre un costo di credibilità che non va sottovalutato». A chi si riferiva? A se stesso?
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