«Impossibile convivere coi no global»

I vicini di casa non ci stanno. Sono pronti a (ri)scendere in piazza per dire «no» all’amministrazione del centrodestra che legalizza il Leonka. Protesta pacifica, dicono, contro «l’impossibile convivenza tra Milano e i frequentatori di un centro sociale, anzi del modello no global».
«È dal settembre 1994 che aspettiamo il ripristino della legalità. Come? In un solo modo: con lo sgombero e stop» è il leitmotiv dei dirimpettai, che raccontano dei tentativi di mediazione «falliti» nel corso di quattordici anni.
Tentativi anche con l’intervento dell’ex prefetto Bruno Ferrante, di Milly Moratti e di qualche altro consigliere comunale vicino a Rifondazione. «Falliti perché i leoncavallini sono sempre indisponibili a mettersi in discussione e premettono a ogni loro intervento che quella di via Watteau è la città che vogliono». Sì, quello slogan - «La città che vogliamo» - che è pure sintesi della Fondazione messa assieme da Milly Moratti, don Gino Rigoldi e altri spezzoni della Milano bene.

«Motivo in più per scendere i piazza. Strumentalizzati politicamente? Quello che conta è il risultato: noi, milanesi perbene, non ne vogliamo più di vivere a un passo di un centro dell’illegalità che resiste da troppo, tanto tempo».

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