Politica

Imprenditore ucciso per «affari» E conosceva il killer

Padova, al vaglio l’attività professionale del costruttore edile sgozzato nel suo ufficio. Ultimamente aveva paura

Andrea Acquarone

da Padova

Due sole certezze: l’assassino abita qui. E soprattutto conosceva bene la sua vittima. Diciassettemila e rotti abitanti conta Piove di Sacco, provincia di Padova lungo la strada per Chioggia. Poi ci sono le decine di paeselli cresciuti ricchi in questa periferia di Laguna. Da uno di questi era partito domenica pomeriggio Angelo Moressa, 63 anni. Senza sospettare che sarebbe andato incontro alla morte.
Giorno festivo, eppure lui, alle quattro e mezzo del pomeriggio, è salito sulla sua Mercedes, ha salutato moglie e figli, e ha lasciato la sua elegante villa di Codevigo. «Vado in ufficio, ho qualche affare da sbrigare...». Poi il silenzio, nessuno lo ha più visto e sentito fino alle nove di sera. Quando la figlia avvocatessa, Mara, trent’anni, dopo aver provato inutilmente a chiamarlo al telefono ha deciso di partire e controllare. Era ormai passata l’ora di cena, il papà continuava a non rispondere. L’ufficio della Edilmor srl di cui è titolare insieme con gli altri due figli, Roberto e Sonia, è in pieno centro di Piove, al primo piano di una palazzina di via Cavour. E qui Angelo Moressa, imprenditore specializzato nella costruzione e vendita di immobili e terreni, giaceva accanto alla scrivania. La gola squarciata da tre coltellate, altri due fendenti gli avevano bucato la schiena.
Non respirava più quando Mara, inorridita, con la voce strozzata dalla paura, ha dato l’allarme a carabinieri e 118. Secondo i primi, sommari, esami del medico legale, suo padre sarebbe stato ucciso tra le 17.30 e le 18.30. Senza nemmeno aver tentato di difendersi. Tutto era in ordine nella stanza, nessun segno apparente di colluttazione, nessuna traccia di effrazione a porta e finestre. Probabilmente la vittima è stata sorpresa alle spalle, a freddo.
Ha avuto almeno tre ore di vantaggio sugli investigatori guidati dal capitano Federico Patuzzo, il killer: il tempo necessario per allontanarsi, cambiarsi i vestiti e soprattutto far sparire l’arma del delitto, probabilmente un coltellaccio da cucina.
Ora è una caccia a ritroso quella dei carabinieri. Si scava nella vita dell’immobiliarista, tra le sue conoscenze e frequentazioni ma il mirino dei detective sembra puntato in primo luogo sui suoi affari. Tutte le pratiche, contratti, progetti e atti notarili sono al setaccio degli investigatori. Che, coordinati dal pm Maria D'Arpa, da quarantott’ore stanno sentendo amici, parenti e persone legate per lavoro alla vittima. Tra loro due uomini ascoltati come «persone informate sui fatti»: si tratta di un noto imprenditore del settore del mobile e di un collaboratore dell'immobiliarista. Il cui giro d’affari era senz’altro imponente: era impegnato non solo nelle vendite e locazioni, ma anche nella costruzione di appartamenti, Angelo Moressa.
Secondo qualcuno, tuttavia, ultimamente, l’immobiliarista non era sereno. Anzi era preoccupato, temeva ritorsioni, anche se non è ancora chiaro da chi e perché. Si sa solo che l’imprenditore stava completando la costruzione di un lotto di case di cui lui stesso era impresario. «Prestava anche denaro», si dice in giro, forse a quegli stessi immigrati a cui stava vendendo alcuni appartamenti. Ma per ora, questa, è soltanto una voce.
Certo è che chi lo ha ammazzato lo ha fatto «per affari». Magari questioni di debiti.

O di accordi non rispettati.

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