Maddalena Camera
da Milano
Più flessibilità e meno burocrazia. Questo lauspicio di Nicola Aliperti, 49 anni amministratore delegato di Hewlett Packard in Italia, per far ripartire leconomia. Unosservatorio privilegiato quello del manager dato che il gigante dellhardware e software statunitense che ha 140 mila dipendenti nel mondo, sviluppa sistemi integrati per piccole, medie e grandi imprese.
Ci sono segnali di ripresa?
«Soprattutto sul fronte delle medie imprese che guardano alla delocalizzazione della produzione e allinternazionalizzazione come possibilità di sviluppo».
E se dovesse calare la flessibilità del lavoro?
«Sarebbe un segnale negativo. Il vero problema non è la flessibilità ma la capacità di un sistema di creare posti di lavoro».
Quanti dipendenti ha Hp in Italia?
«Circa 3mila, tutti a tempo indeterminato. Poi cè lindotto che vuol dire altri 10mila posti di lavoro. Purtroppo però abbiamo dovuto spostare i call center e la produzione in paesi come lIrlanda o la Romania».
Quindi in Italia cè solo personale commerciale o chi sviluppa i servizi per le imprese?
«No cè anche un centro di competenza per lo sviluppo di particolari servizi non solo per lItalia ma per tutto il mondo. Qui lavorano circa 110 ricercatori».
Come li selezionate?
«Lavoriamo per alcuni progetti con le università e li selezioniamo i nostri ricercatori».
A quali state lavorando?
«Cè molta richiesta per le soluzioni basate su tecnologia Rfid, ossia la capacità di monitorare prodotti di qualunque tipo tramite radio frequenze».
Ma il vostro business principale resta nellhardware: computer, server e stampanti
«Si, in Italia il 75% del fatturato viene da questo ambito. Siamo presenti sia nel mercato business sia in quello consumer».
Loggetto più richiesto?
«Indubbiamente il computer portatile. È uno strumento diventato molto familiare».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.