Le imprese esagerate di Noemi a 19 anni vuol già ringiovanire

«Natasha, Noemi ti vuole». L’ordine parte da una voce fuori campo poco prima che la folla si ficchi giù per le scale a imbuto. Noemi è già reduce da venti-minuti-venti di flash, le piume svolazzanti del suo vestito sono già sprimacciate, il mento e il centro della fronte sono già lucidi. Perciò ci vuole Natasha, l’estetista personale che la festeggiata s’è portata dietro da Portici, per qualche veloce ritocco. A quelli meno veloci si è già sottoposta in altra sede. È complicato, per una diciannovenne, sembrare ringiovanita. Ma Noemi ci riesce. La madre, poi, non parliamone. Lei è vestita di rosso, ha un tatuaggio sulla spalla, un altro che si arrampica dal piede alla caviglia e non avrebbe dovuto esserci. Ma ha fatto una sorpresa alla figlia e si è presentata direttamente alla discoteca «The Club». L’espressione di stupore di entrambe è più o meno la stessa che si leggeva sui volti degli ospiti di Carramba, qualche anno fa. Ma insomma le due si ricongiungono, si abbracciano per i fotografi, danno il via alle danze. Due liceali in libera uscita. Non c’è il papà. Ma c’è un folto, venerante entourage che si stringe attorno a Noemi e a mamma Anna. Il regista Carlo Fumo, che l’ha «lanciata» con il cortometraggio «Scaccomatto» un paio di anni fa, «prima di tutto quel casino», prima che lo scaccomatto lo facesse da sola, e un attore dello stesso corto e un’amica che però «è come se fossi sua sorella» e il chirurgo Orazio Vetrone, quello che avrebbe regalato a madre e figlia labbra e tette nuove. E si muovono sempre tutti insieme, come le oche di Lorenz.
E c’è il buffet con vol-au-vent e champagne che da queste parti sembra ancora una conquista e i buttafuori nove metri per otto che addomesticano la folla a spintoni e proteggono Noemi, quella del diciottesimo a Casoria, «per favore, lasciamola mangiare». Sì, lasciamola mangiare che è tutto offerto dagli esercenti perché così, intanto, si fanno pubblicità. Un po’ anche loro.
E Noemi è «felice, felice, felice» e firmerà una sua linea di profumo «Noemi L» che sta per Letizia e a Milano ha tanti amici e il presidente Berlusconi «mi ha chiamata per gli auguri, ma non voglio dire che cosa mi ha regalato perché queste sono cose personali, però mi ha pensata» e «continuerò col mondo dello spettacolo e dell’imprenditoria» e «dimostrerò quanto valgo» e «stanotte dormo da un’amica» e «certo che preferisco il Cavaliere a Fini» e «sì, lo so perché ci sono tutti questi fotografi, perché l’anno scorso al mio compleanno è successo un casino» e «voglio essere felice, felice, felice». E certo che ce lo farà vedere quanto vale perché è ragazza di natiche alte e testa dura.
E c’è un cappellino con sotto la contessa Pinina Garavaglia e c’è Mattia del Grande Fratello e ci sono i gemelli del Chiambretti Night e c’è Beatrice Borromeo che riprende tutta quella sconsolata valle dei compromessi con una telecamerina e con la faccia di una che sta in mare con l’onda lunga. E ci sono le unghie finte di Noemi e i denti di Noemi scoperti da un continuo sorriso, e i globuli biondi di Noemi annacquati dalle bollicine e da diciannove anni illuminati male e ci sono i sospiri senza meta di Noemi. E c’è la mamma di Noemi che è «contenta, contenta, contenta» e c’è il chirurgo che le accarezza la schiena e la osserva ballare in piedi sui tacchi e in piedi sul divanetto del privè. E poi c’è una specie di «torta di carnevale» e c’è mamma Anna che guarda orgogliosa quella figlia dal nome esotico, dal nome di sapone per bambini. E che sta facendo proprio tutto quello che non è riuscita a fare lei e allora le infila un cubetto di ghiaccio nel nuovo decolleté. Perché è così che riescono a essere complici loro, madre e figlia. La sua Noemi che «è umile da morire» e che darà la maturità all’istituto professionale per grafici «perché lei, lo spettacolo sì ma mica vuole fare la “pupa”...».

Non ce le ha più lei, le aspirazioni ordinarie. E insomma avanti così, con una cosa che tira maldestramente l’altra fino a tarda notte. Tra lo champagne e il tintinnio del sopravvivere. E l’anno prossimo saranno solo venti...

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