Imprese sempre più piccole e meno innovative

Nel Lazio aumentano le microimprese, ma diminuisce la loro propensione all’innovazione, alla ricerca e allo sviluppo. È quanto emerge dal rapporto «Creaimpresa 2010», realizzato da Bic Lazio in collaborazione con Met e presentato ieri a Roma nel corso dell’evento «ThinkBic: Creatività, Sostenibilità, Competitivita». Una fotografia con qualche luce e molte ombre quella scattata al sistema industriale del Lazio: che registra una grave perdita di addetti della grande impresa (la cui quota si riduce dal 57,3 al 44,2 per cento) a favore delle micro imprese (che passano dal 23,2 al 30,9 degli addetti dell’industria regionale). Questa riduzione in scala dell’impresa laziale si ripercuote negativamente sulla percentuale di quelle che svolgono innovazione, che scendono dal 34,7 al 25,5 per cento (in Italia il calo è dal 31,2 per cento al 20,6. Anche le attività di ricerca e sviluppo sono state colpite dallo sfavorevole scenario economico, con una contrazione che risulta tuttavia molto limitata (dal 7,9 per cento del 2008 al 6,5 del 2009). È aumentata, invece, la percentuale delle imprese laziali che hanno rapporti con l’estero (13 per cento nel 2009 rispetto all’8,7 nel 2008) grazie soprattutto ad un aumento degli esportatori diretti (+3,8 per cento). Le forme di internazionalizzazione avanzata (accordi commerciali, relazioni per attività di ricerca e sviluppo, produzione all’estero e partecipazioni in imprese straniere) appaiono in crescita restando però un fenomeno ancora marginale (1 per cento tra le imprese laziali e 2 per cento in Italia).
Quanto alla diffusione delle reti nelle imprese, nel Lazio il dato risulta leggermente inferiore al quello nazionale (33,4 per cento contro 35,6). Appare soprattutto deficitaria la consistenza delle reti più complesse (relazioni per attività di ricerca, cooperazione per la progettazione e la commercializzazione, ecc.) che riguarda solo il 13,6% delle imprese del Lazio.
Complessivamente nel Lazio il 25,5 per cento delle imprese dichiara di aver introdotto almeno una forma di innovazione, con una percentuale superiore rispetto alla media nazionale (20,6). Tale dinamica è spiegata per lo più dal buon comportamento innovativo di micro e piccole imprese, che presentano una percentuale significativamente superiore al dato italiano, anche se rispetto a quanto fatto registrare nel 2008 si evidenzia una forte contrazione delle attività innovative sia a livello regionale che su scala nazionale.
I dati complessivamente sono piuttosto preoccupanti. «Il Lazio, come l’intero territorio nazionale - fa notare il presidente di Bic Lazio, Enrico D’Agostino - è stato colpito dalla crisi economica, anche se il tessuto imprenditoriale ha sostanzialmente tenuto e le imprese sembrano reagire in maniera positiva». «Con il terzo rapporto Creaimpresa - sottolinea ancora D’Agostino - abbiamo voluto fotografare questo delicato momento, proprio perché intendiamo avviare una seria riflessione con le istituzioni e con gli attori locali per individuare quali siano gli strumenti più adatti per sostenere le imprese laziali. Le imprese chiedono non solo interventi finanziari, ma anche servizi di accompagnamento e specialistici, dalla formazione al sostegno per operare sui mercati esteri, anche in nicchie di mercato».

«Che il Lazio tenga meglio di altre regioni è un fatto storico - dice il presidente della Camera di Commercio di Roma, Andrea Mondello - determinato da una forte presenza della pubblica amministrazione. Per quanto riguarda le imprese, il tema che ripropongo sempre è quello degli investimenti perché si tende a favorire quelle con un loro patrimonio ma non quelle che hanno idee e strumenti».

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