Politica

Impronte digitali agli studenti

Il direttore smentisce: «Mai fatto una cosa simile, volevo solamente scherzare»

Margherita Enrico

da Albenga

È stato accusato di aver preso le impronte digitali degli studenti per scoprire il colpevole di alcuni atti vandalici compiuti a scuola. E così monsignor Mario Ruffino, direttore di una della più prestigiose scuole medie cattoliche della Liguria, per qualche ora è stato al centro di un mistero, un mistero buffo, nato da un articolo apparso ieri su un quotidiano. L’articolo riportava la testimonianza di un genitore che spiegava come monsignor Ruffino, improvvisato detective, per scoprire l’autore di alcuni scherzi sarebbe entrato nella classe terza media e dopo aver fatto uscire l’insegnante avrebbe preso le impronte digitali di tutti gli alunni.
Tuoni e fulmini. I genitori sono scesi in campo prendendo le parti di monsignor Ruffino: «Quelle accuse sono infondate, stava semplicemente scherzando», racconta la mamma di uno degli alunni. «L’iniziativa è stata di un papà che per problemi personali è prevenuto verso la scuola e verso don Mario», dice un altro. «Non è assolutamente vero che l’insegnante sia stato mandato fuori dalla classe, ma anch’egli, conoscendo l’umorismo di don Mario, ha partecipato divertito allo scherzo» ha aggiunto un terzo genitore.
Le versioni non coincidono. E gli alunni confermano. «Don Mario è entrato in classe durante l’ora di matematica e riferendosi ad alcuni scherzi che alcuni di noi avevano fatto, ha detto: “Se non mi dite chi è stato, lo scoprirò dalle vostre impronte digitali”. Ci siamo divertiti tantissimo, e anche il professore di matematica ha riso», hanno raccontato alcuni bambini.
Del resto proprio ai giovani monsignor Ruffino sta dedicando la sua vita, sforzandosi di rinnovare continuamente la sua scuola, proponendo ai propri alunni di occuparsi di contenuti educativi seri, importanti e validi per la vita. E proprio per questo, per i suoi studenti, ha fondato il Movimento religioso «La Baracca» dove i giovani si incontrano, giocano, pregano.
«Credo che una persona come lui sia scomoda a molti. Ecco il perché delle accuse infondate», precisa un giovane studente, molto amareggiato. E lui, il diretto interessato non si preoccupa, sorride e dice: «I genitori mi conoscono, sanno che non farei mai seriamente una cosa del genere.

Non mi pare il caso di aggiungere nulla».

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