Impronte digitali contro i ladri di bagagli

Nelle zone dove si trovano valori potranno accedere solo dipendenti «autorizzati»

Gaia Cesare

Il caso era esploso nell’agosto del 2002 e aveva messo in allarme migliaia di viaggiatori, molti dei quali gravitano regolarmente sugli scali di Malpensa e Linate. Dipendenti scoperti a frugare e a rubare fra i bagagli dei passeggeri. Per evitare che episodi del genere si ripetano ancora è intervenuto ora il Garante per la privacy, che ha ammesso l’uso delle impronte digitali per il riconoscimento dei dipendenti abilitati all’accesso in determinate aree. È stato accolto così il progetto di una società che svolge, proprio all’interno dei due scali milanesi, attività relative sia al trasporto interno dei passeggeri che allo spostamento dei bagagli o delle merci con cui viaggiano.
Nei magazzini dove sono depositati beni di particolare valore, insomma, potrà accedere solo personale autorizzato. A una condizione: che il controllo digitale non avvenga per la rilevazione delle presenze e che non venga esteso per verificare l’accesso ad altre aree. Non ci sarà perciò un sistema identificativo nominale. A ogni dipendente verrà attribuito un codice numerico che renderà anche più complessi eventuali abusi in caso di smarrimento.
Nessuna imposizione, poi, su quei lavoratori che si rifiutassero di accettare la rivelazione delle impronte. Per loro dovranno essere studiati sistemi di identificazione alternativi.

Con le solite regole a tutela della riservatezza: i dati dovranno essere accessibili solo al personale addetto alla sicurezza della società, non potranno essere conservati per un periodo superiore ai sette giorni e dovranno poi essere cancellati automaticamente.

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