Imu, la tragedia di una tassa ridicola

Se l’intento di Mario Monti era quello di costringerci a rimpiangere la vecchia e glo­riosa Ici, obiettivo colto in pieno. Del resto siamo in balia dei professori...

Imu. Basta la parola a far venire l’orticaria, peggio della scabbia. Ce l’ha rifilata il gover­no. Se l’intento di Mario Monti era quello di costringerci a rimpiangere la vecchia e glo­riosa Ici, obiettivo colto in pieno. A dire il vero, agli aumenti quotidiani delle tasse ci siamo abi­tuati, anzi rassegnati.Quando arrivano,c’è chi so­spira e c’è chi sacramenta, ma tutti pagano. Prova­re a non farlo.

Nel caso dell’Imu è diverso. Nell’attesa che es­sa ci colpisca tra capo e collo, viviamo nell’incer­tezza, che genera angoscia. La domanda che ognuno si pone è semplice e drammatica: quanto dovrò sborsare? I giornali, incluso il nostro, si sfor­zano lodevolmente di spiegare ciò che essi stessi non hanno capito. E il risultato è che nel lettore cresce l’ansia perché, con tutta la buona volontà, egli non dispone degli elementi per fare dei calco­li attendibili.

È la prima volta nella storia repubblicana che accade una cosa simile. Di solito i governi più scal­cinati - per esempio quelli presieduti da Giulio Andreotti,un campione nel tirare a campare (tan­t’è che campa ancora, e ne siamo lieti per lui: au­guri)- aumentavano le imposte sulla benzina, sui tabacchi, sul registro, e via andare. I cittadini si adeguavano, sia pure soffrendo. Il concetto era chiaro: o mangi questa minestra o salti dalla fine­stra.

I professori, probabilmente, oltre a essere mol­to dotti sono anche un po’ sadici. E dicono: occhio, vi rifiliamo l’Imu.E noi pensiamo:pace amen,la verse­remo. Quanto vi dobbiamo? Risposta: ve­dremo. E rimaniamo a bocca aperta. Erava­mo consapevoli da decenni che lo Stato è pasticcione e pressappochista, ma che fos­se anche ubriaco dalla mattina alla sera non lo avevamo mai sospettato. Ciucco in­tronato, per dirla alla lombarda. Tentiamo di raccapezzarci. A giugno si versa la prima rata sulla base dell’aliquota nazionale. A settembre si sborsa la seconda. Sulla stessa base. A dicembre il conguaglio. E finalmen­te saremo informati sul quantum, che non sarà uno scherzo. Probabilmente attinge­remo il denaro dalla tredicesima, se sarà sufficiente ad assorbire la botta. Comun­que, per parecchie famiglie, saccheggiare la tredicesima allo scopo di ubbidire al fi­sco significherà rinunciare al cappotto per i bambini, ai regali della Befana. E vabbè. Quesito retorico. Perché non ci comunica­no subito il totale?

I Comuni vogliono ag­giungere la loro quota ( una specie di addi­zionale) di imposta.Per cui i geni dell’ese­c­utivo e i fenomeni dell’Agenzia delle en­trate sono costretti ad aspettare i loro co­modi. Inoltre, per stangarci meglio, il go­verno ha avviato la revisione degli estimi catastali. I calcoli non si faranno più sul numero dei vani, bensì sui metri quadra­ti. Con quale criterio? Mistero. Si sostiene che i nuovi estimi saranno rapportati ai valori di mercato. Idiozia pu­rissima. Perché le valutazioni di mercato - lo sanno tutti, meno i professori - sono oscillanti. È un dato che i prezzi degli im­mobili sono precipitati. Vanno su e giù da sempre. Ora vanno giù. E come faranno le menti illuminate dei tecnici a stabilire se casa nostra vale 10 o 15? La mia per esem­pio vale, a giudizio degli immobiliaristi, un milione di euro. Ma a questa cifra col piffero che trovo un pirla pronto a com­prarla. Però se il perito del catasto scrive che la quotazione di mercato è un milio­ne, io devo pagare l’Imu su un milione an­che se nessuno me l’acquista a questo prezzo.

La follia fiscale è illimitata. In un Paese normale succederebbe quanto segue. La revisione catastale la fa lo Stato dato che il catasto è statale. La composizione della mia famiglia è accertabile all’anagrafe, cioè un ente pubblico che risponde allo Stato della sua attività. Ergo, l’Agenzia del­le entrate, disponendo degli elementi for­­niti dallo Stato stesso, dovrebbe essere co­sì gentile da mandarmi un bollettino re­cante la somma che mi si richiede per met­termi in regola con l’Imu.

Perché non av­viene tutto ciò? Non esistono forse i com­pute­r che dovrebbero contenere ogni da­to necessario alla rapida riscossione? No, cari lettori. Non esiste un tubo di niente. Siamo in balia dei professori. E se questi sono i docenti, figuriamoci gli allievi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica