Roma - «È la fine dell’Italia come l’abbiamo conosciuta e amata». Sono le parole di Michael Ledeen, ricercatore dell’American enterprise institute, editorialista della National Review e consigliere del segretario di Stato Haig nel primo mandato di Reagan.
Venuto a conoscenza del provvedimento del Garante della privacy che prevede la reclusione da tre mesi a due anni per la pubblicazione di «fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico» oltreché per la diffusione di «notizie eccedenti rispetto all’essenzialità dell’informazione», Ledeen ha voluto esprimere la propria opinione sulla vicenda. Nel commento, pubblicato su Pajamasmedia.com, non c’è però nessun riferimento al caso Sircana, ma un ricordo dettato dalla sua frequentazione con la società italiana.
«Quando studiavo italiano a metà degli anni ’60 - scrive - mi resi conto che non c’era nessuna parola corrispondente a privacy e quando il concetto si fece strada nella vita italiana fu preso a prestito il termine inglese. In italiano privacy è privacy». La figura del Garante, secondo Ledeen, non è altro che «parte della regolamentazione europea di tutti gli aspetti dell’attività umana, parte del progressivo indebolimento dello spirito europeo».
Il Financial Times dedica alla vicenda un articolo nella sezione delle «world news» a pagina 4 e ricorda come «i politici non abbiano reagito promettendo di ripulire la vita pubblica» ma con la volontà di «impedire l’uso nei media dei verbali» e delle intercettazioni.
Anche le agenzie di stampa internazionali hanno ripreso il caso Sircana. Bloomberg racconta dei paparazzi e del colloquio del portavoce del governo con «a transsexual prostitute», mettendo in evidenza il divieto imposto dal Garante ai giornali. L’agenzia Reuters ha lanciato un lungo servizio sul «blackmail» (il ricatto) ribattezzando la vicenda come il «Paparazzi-gate» e ricordando che il Garante si è mosso «solo dopo che lo scandalo ha toccato i piani alti del governo quando un giornale ha identificato una delle vittime del ricatto in Silvio Sircana».
«Temo che con il provvedimento del Garante - spiega Peter Semler, responsabile per l’Italia e l’Est Europa di mergermarket - si possano proteggere i colpevoli e non gli innocenti perché ciò che è di interesse pubblico è materia giornalistica». Però Semler, che si occupa di giornalismo investigativo in ambito finanziario, non condivide la scelta del Giornale.
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