Inalca, segnali di distensione tra Cremonini e i soci brasiliani

Qualcuno ha voluto interpretare come uno scambio di gesti distensivi l’esito dell’assemblea di Inalca, svoltasi ieri a Modena: la società leader in Italia nella macellazione di carne bovina, controllata alla pari dal gruppo Cremonini e dai brasiliani di Jbs, è da tempo al centro di una battaglia legale tra i due soci che ha come prospettiva l’acquisto del rimantente 50% da parte di uno dei partner. L’assemblea di ieri aveva all’ordine del giorno la nomina di tre membri del cda di spettanza Jbs. I precedenti tre erano stati estromessi perché privi della residenza nell’Unione europea. Fino alla vigilia, Jbs, che ha sempre contestato tale decadenza, aveva dichiarato di voler riproporre gli stessi nomi, ma all’avvio della riunione ha indicato tre candidati residenti in Spagna, Gran Bretagna e Irlanda, in possesso quindi di tutti i requisiti. Cremonini non ha richiesto, da parte sua, sospensioni dell’assemblea e ha votato il nuovo cda.
Sebbene i rapporti restino tesi, gli eventi di ieri fanno ritenere che i due gruppi stiano trattando per la compravendita del proprio 50%. Cremonini ha dichiarato di aver già avviato la richiesta di un finanziamento da 200-220 milioni per far fronte all’eventuale esborso; e anche Jbs insiste sulla strategicità dell’investimento in Inalca e del mercato italiano. Due fattori influenzano, più di altri, la trattativa. Primo: quando Jbs entrò in Inalca, nel 2007, fu stabilito che al raggiungimento di un Ebitda di 90 milioni nel 2010, sarebbe stato riconosciuto un extraprezzo di 65 milioni. Sembrava inverosimile allora, oggi pare un obiettivo raggiunto. Secondo: a favore di Cremonini è stato stabilito un diritto a vendere (put) nel 2011, a parametri di prezzo prefissati: con un Mol di 90 milioni, il valore della società sarebbe di 810 milioni, quasi il doppio della stima di 450 del 2007.
I brasiliani sospettano che questi conti, frutto della gestione Cremonini, siano gonfiati, e sono in corso delle attività di revisione straordinaria. Cremonini ne rivendica la correttezza, sostenendo che sono in linea con l’andamento del settore e che alcuni investimenti entrati a regime in questi anni, a cominciare da quelli in Russia, sono particolarmente redditizi. Le posizioni appaiono inconciliabili, anche perché Jbs denuncia di non essere stata messa in grado di esercitare un adeguato controllo dei conti e lamenta l’inerzia alla quale viene costretto il direttore finanziario di Inalca, dirigente di sua scelta: quest’ultimo punto dovrebbe essere risolto da oggi.

Al tribunale di Modena e a quello arbitrale di Parigi sono tuttora una dozzina le cause nelle quali si sta materializzando questo scontro all’ultimo sangue (bovino). Finora i primi 5 provvedimenti sono stati a favore di Cremonini.

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