Incarichi d’oro, la super dirigente: "Sono vittima della politica"

Carmela Madaffari: "Guadagno 5900 euro al mese e mi hanno scelta per il curriculum. La Corte dei conti? Non commento"

Se ogni inchiesta ha i suoi simboli, le consulenze d’oro del Comune di Milano sono legate a Carmela Madaffari, nominata dirigente responsabile della direzione centrale Famiglia nel 2006, con una retribuzione di 217mila euro l’anno e un incarico che la relazione della Corte dei Conti definisce «conferito a soggetto palesemente privo dei requisiti di legge». Nel documento della magistratura contabile si parla di «comprovata inadeguatezza professionale» e di «carriera punteggiata da una serie di infortuni».
Ecco gli infortuni. La Madaffari, dipendente del ministero della Pubblica istruzione (in pensione dal 2006) e prestatrice d’opera della Regione Calabria, è stata sospesa dalla carica di direttore generale della Asl di Locri nel 1999 e da quella di direttore generale della Asl di Lamezia Terme nel 2005. Nella delibera si parla di sue «gravi inadempienze».

Originaria di Santa Cristina d’Aspromonte, nel suo ufficio su largo Treves a 65 anni sfoggia una seria cocciutaggine degna dei migliori luoghi comuni sui calabresi: «Non sono coinvolta in alcuna inchiesta. Sono perseguitata e non so perché. Provo rabbia per dover subire tutto ciò invece di sentirmi dire “brava ad essere rimasta fuori da tutto, pur avendo lavorato in una zona non molto raccomandabile”...».
Si aspettava i complimenti e invece si parla di lei come di una specie di mostro. Come se lo spiega?
«Tutto è nato dal libro Milano da morire, da cui mi sento denigrata, perché parlando del mio curriculum si diffonde anche su questioni che nulla hanno a che vedere con me. Addirittura nel processo di cui si parla io non sono indagata, ma parte lesa! Si cita Francesco Fortugno, ma poverino, in tribunale lui mi ha chiamato in causa come parte offesa. In più mi è stata appioppata un’interrogazione di Fortugno che non mi riguardava, in cui si parla di sperpero di denaro pubblico al pronto soccorso di Locri, ma con riferimenti a un’altra persona e non a me. Invece non si dice mai che io ho in curriculum una carriera da dirigente scolastico durata 35 anni, valutata con la qualifica “ottimo”, e che sono andata in pensione nel maggio del 2006 con un encomio magistrale».
E non ha fatto nulla per difendersi da accuse che ritiene denigratorie?
«Ho denunciato gli autori del libro e un giornalista che ha parlato della mia vicenda usando le parole “un bel curriculum, concluso con la trombatura alle elezioni, dove era candidata per l’Udc. Non meritava forse un piccolo risarcimento?”. Sono stati tutti rinviati a giudizio. Ho accettato di correre alle politiche per l’Udc perché servivano candidature femminili di prestigio. Mi hanno pregato e ho accettato ma sapevo già che non sarei stata eletta».
Ma perché è stata sospesa due volte dalla carica di direttore generale?
«Perché c’è stato un cambio di coalizione. Sono stata più volte direttore generale di Asl e a Lamezia sono stata vittima del cosiddetto spoil system. Nell’agosto 2006, in una sera, sono stati licenziati tutti gli undici direttori generali della sanità calabrese e io ero tra loro. È arrivata la sinistra e mi hanno cacciata, ma ho fatto ricorso e sono stata reintegrata».
A Milano la accusano di essere stata avvantaggiata dallo spoil system.
«È la stessa cosa precisa. Quando si usa lo spoil system, è un metodo e una prassi usare argomenti strumentali. In Calabria in particolare. A Milano non so, anche perché qui non è cambiata la coalizione».
Difende il metodo?
«Non lo difendo, perché bisogna sempre fare le opportune valutazioni, ma almeno si rispetti la scadenza dei dirigenti. A Milano i dirigenti erano scaduti, lì eravamo stati sospesi prima della scadenza del contratto».
Non ha nulla da rimproverarsi o di cui si è pentita?
«Non ho mai avuto rimpianti, sono solo mortificata per avere recato fastidio e dispiacere ad altre persone, ma non avrei mai potuto immaginare qualcosa del genere, perché da noi i direttori delle Asl vengono revocati ogni sei mesi».
Vuol dire che le dispiace per il sindaco e l’assessore Moioli? Le conosce da tempo?
«Non avevo mai parlato con Letizia Moratti, se non quando sono stata assunta. Conosco Mariolina Moioli per via del ministero della Pubblica istruzione, sin dai tempi del ministro Berlinguer: ero spesso a Roma come dirigente scolastico».
La Corte dei Conti sostiene che lei non abbia i requisiti per l’incarico che ricopre.
«Sulla Corte dei Conti non dico nulla, non sono chiamata in causa e ho fiducia negli organi inquirenti. Ma i requisiti li ho e lo sanno tutti: ho la laurea e un’adeguata esperienza nel sociale e nell’educazione. Sono stata descritta in maniera pittoresca perché arrivo da Locri».
Come è arrivata al Comune di Milano?
«Mi hanno scelto perché ho mandato un curriculum e avevo esperienze nel sociale e di direttore scolastico. Ho sostenuto due colloqui con Rita Amabile nella massima regolarità. Era stato pubblicato il bando per segretario generale e avevamo fatto domanda sia io che mia sorella. Poi a causa di un lutto, la morte di mio marito, non volevo più venire a Milano e i miei familiari hanno molto insistito. A Milano ho due nipoti e una dei miei tre figli, qui per ragioni di studio».
Un’altra questione contestata è il suo stipendio da 217mila euro l’anno.


«Non ho nulla da nascondere, ecco la mia busta paga: guadagno 5.900 euro netti al mese. E naturalmente mi viene decurtata una parte della pensione».
Pensa che una brava come lei non avrebbero potuto trovarla?
«Questo non lo dico...».

 

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