Incastrato in una grotta muore speleosub italiano

Il corpo era a circa 70 metri di profondità

Amava le grotte e non era certo un dilettante. Ma per Mauro Campini, 40 anni, è stata fatale la discesa nella grotta Bossi in Svizzera: ieri mattina i soccorritori lo hanno trovato morto. «Adesso sei arrivato nella grotta più bella», scrivono gli amici sul sito della Exploring Academy, l'associazione di cui era presidente e che organizzava corsi di immersione e di speleologia subacquea a Barbasso di Roncoferraro (Mantova), dove Campini viveva dal 1999. Divorziato, padre di una bimba di sei anni, era ingegnere chimico. Amante degli sport estremi, Campini era anche un esperto alpinista con all' attivo numerose spedizioni in alta montagna. Le sue gite domenicali erano spesso al «limite» e l’altro ieri alle 13 è sceso in una grotta impegnativa come la «Bossi» nel Comune di Agogno, a ridosso del Monte Generoso nel Canton Ticino, in Svizzera.
Recintata da alcuni anni dalle autorità svizzere, l'accesso alla grotta non era stato negato a Campini e al suo compagno, vista la loro esperienza. «Chi fa queste cose è gente preparata a rischiare», spiega Raffaele Onorato, coordinatore nazionale della Commissione speleosubacquea che ha guidato i 15 sub italiani che, assieme a una squadra composta da cinque svizzeri, hanno iniziato a cercare lo speleologo dopo che, alle 19, era stato dato l'allarme.

Il corpo, che era incastrato a circa 70 metri di profondità, è stato preso in consegna dalla polizia svizzera che dovrà accertare la dinamica dell'incidente: «È difficile fare ipotesi su cosa possa essere successo - ammette Onorato -. Posso solo dire che, quando l'abbiamo tirato fuori, la sua attrezzatura era a posto. Un imprevisto o un incidente in quelle condizioni bene che vada provoca un'embolia seria».

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