Inchiesta ancora aperta il Tas con le mani legate E Riccò libero di correre

Dopo il ricovero in ospedale il modenese è sotto inchiesta per le dichiarazioni del medico sull'autotrasfusione. Ma il perito nominato dal Tas è morto e l'inchiesta è ferma. E lui torna a correre con una formazione serbe in serie C

Inchiesta ancora aperta 
il Tas con le mani legate 
E Riccò libero di correre

Aveva detto che sarebbe andato a fare il barista, che con il ciclismo aveva chiuso, poi ha riaperto come se nulla fosse successo la porta del garage ed è risalito in bicicletta. Niente di male, il ciclismo fa bene e soprattutto a Riccardo Riccò piace maledettamente, ma ora il modenese è pronto a tornare a correre, e per farlo lui e i suoi avvocati sono pronti a sfidare tutto e tutti.

Vorrebbe ripartire dalla Serbia, con una squadra croata: Riccardo Riccò non finisce di stupire e continua a far discutere. Lo scalatore modenese ha infatti firmato ieri un accordo con il Team Meridiana, formazione Continental (in pratica, la serie C del ciclismo) che ha matrice italiana ma licenza croata: a guidarla è il manager campano Antonio Giallorenzo. L'obiettivo è quello di schierare Riccò al Giro della Serbia che si disputerà dal 13 al 16 giugno. Una corsa lontana anni luce dai suoi palcoscenici.

Cosa impedisce al corridore emiliano di tornare in un Top team ma soprattutto perché può tornare? Andiamo per ordine: lo scorso 6 febbraio è stato ricoverato d'urgenza all'ospedale di Pavullo e poi trasferito a Modena in condizioni gravissime: il medico che gli prestò soccorso e gli salvò di fatto la vita ha messo a referto la dichiarazione del corridore che aveva detto di essersi praticato una autotrasfusione di sangue. Dopo una veloce indagine, la sua squadra lo ha licenziato in tronco mentre Riccò, una volta uscito dall'ospedale, ha negato di aver fatto la benché minima ammissione. Sui fatti di quel 6 febbraio, la Procura di Modena ha aperto un'inchiesta i cui risultati non sono ancora stati resi noti a causa anche della prematura scomparsa di Giovanni Beduschi, il medico legale.

Il rallentamento dell'iter penale ha influito sul procedimento sportivo: il capo della Procura antidoping del Coni, Ettore Torri, ha ascoltato il corridore il 13 aprile scorso ma non ha potuto andare oltre proprio perché non ha ricevuto gli incartamenti dalla Procura di Modena. Formalmente Riccò è libero di correre. E di ripartire dalla Serbia. Forse.

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