Inchiesta Mediaset: «Una giustizia a orologeria»

Stefano Zurlo

da Milano

Un’inchiesta sul premier aperta da anni taglia il traguardo proprio in vista delle elezioni. La Procura di Milano ha infatti chiuso l’indagine in cui Silvio Berlusconi e l’avvocato inglese David Mills, marito del ministro della cultura Tessa Jowel, sono accusati di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. Secondo i Pm di Milano, nel 1997 Berlusconi avrebbe versato al legale, specializzato nella creazione di società off shore, 400mila sterline, circa 582mila euro, «perché dichiarasse il falso in due deposizioni».
Una contestazione pesantissima che l’avvocato Niccolò Ghedini, difensore del presidente del Consiglio, rispedisce al mittente: «Trovo straordinario che si chiuda un’indagine a pochi giorni dalla campagna elettorale, considerando che si tratta di un’inchiesta che dura da anni. Faremo copia degli atti e verificheremo le accuse. Ma fin d’ora auspichiamo che la Procura, all’esito delle verifiche e delle indagini difensive, voglia chiedere l’archiviazione per una vicenda del tutto insussistente». Una storia nata da una costola del dossier aperto dai Pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale sulla compravendita da parte di Mediaset di diritti cinematografici dalle major di Hollywood. Robledo e De Pasquale ritengono che Mills abbia detto il falso in aula, a Milano, in due occasioni: il 20 novembre 1997, quando l’avvocato inglese fu sentito nel processo sulle tangenti pagate dalla Fininvest alla Guardia di finanza e conclusosi con la piena assoluzione del Cavaliere; e poi ancora, nel 1998, questa volta davanti ai giudici di All Iberian, quando fra gli imputati, oltre a Berlusconi e ad alcuni manager Fininvest, c’era anche Bettino Craxi.
La settimana scorsa la polizia britannica ha perquisito la casa e lo studio di Mills che ha ammesso il pagamento ma in tutt’altro contesto che nulla avrebbe a che fare con il presidente del Consiglio. Il versamento sarebbe stato effettuato da un altro cliente e in ogni caso non si trattava di una tangente. «Ho fornito copiosa documentazione - ha spiegato Mills - che mi scagiona completamente».
Ora l’indagine stralcio è finita. In teoria gli avvocati del premier hanno venti giorni di tempo per giocare le loro carte: presentare memorie, sollecitare l’acquisizione di atti e interrogatori. Ma il termine è indicativo. Difficilmente Berlusconi chiederà di essere sentito prima delle elezioni; convocato dai Pm il 3 dicembre scorso, il leader della Casa delle libertà non si era presentato in Procura perché impegnato in colloqui ed incontri di carattere istituzionale. Ora diventa difficile calcolare, calendario alla mano, quando i magistrati sceglieranno la strada da percorrere: quella della richiesta di rinvio a giudizio, come appare quasi certo, o quella dell’archiviazione, assai improbabile. Prima o dopo le elezioni? Il troncone principale dell’indagine su Mediaset, in cui il premier è accusato di falso in bilancio, frode fiscale e appropriazione indebita, è invece arrivato all’udienza preliminare, in pieno svolgimento.

Proprio oggi Pm e avvocati si ritroveranno nell’ufficio del gip Fabio Paparella. L’udienza successiva dovrebbe essere alla fine di marzo per dare il tempo ad un perito di tradurre un centinaio di pagine arrivate per rogatoria.

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