Inchiesta Ruby, quei magistrati "guardoni" che si eccitano con le foto delle nuove Salomè

Sequestrati i cellulari con cui le ragazze si sono ritratte in pose sexy. Per i pm la marocchina è "parte lesa". Ma lei è tutto tranne che sprovveduta

Inchiesta Ruby, quei magistrati "guardoni"  
che si eccitano con le foto delle nuove Salomè

Ma siamo tutti matti! L’oscenità dei giornali non mostra segni di cedimento. L’inutile pettegolezzo e la barbarie di un voyeurismo compiaciuto si riproduce di giorno in giorno, senza pudore. E bene ha fatto, in questi mesi, Augusto Minzolini ad astenersene nel suo non ricattabile Tg1. Abbiamo parlato di pudore. Verrà il mo­mento in cui Veronica Lario dovrà fare un esame di co­scienza e misurare la sua re­sponsabilità nell’avere aperto la strada a questo gioco al mas­sacro di curiosa morbosità e insensato moralismo.

Su La Stampa , composto giornale torinese legato alla fa­miglia Agnelli (di non sempre castigati costumi sessuali, dal mitico Gianni a Lapo Elkann), si legge il titolo: «Sul cellulare la Guerra vestita da poliziotta. E spunta un bacio saffico». Nell’articolo c’è la prova della oscenità dell’azione dei magi­st­rati che hanno estratto da al­cuni cellulari delle giovani starlette fotografie di nudità varie e posizioni maliziose». Però! «Nel prosieguo delle analisi si riscontravano nume­rose istantanee che ritraggo­no la Guerra da sola, nuda, in varie situazioni». Una notizia! Ricorderò ai magistrati che è nuda anche la Venere di Milo. Come quelle di Giorgione, di Tiziano, di Botticelli. Quanto al «bacio saffico», è materia di molta letteratura, e oserò met­terlo in scena nella regia della «Salomè» di Strauss in questi giorni al Petruzzelli di Bari. Che dire? Incriminiamo la let­teratura? L’opera lirica? Sotto processo Nabokov per «Loli­ta » e Strauss per «Salomè» (che aveva 16 anni)?

La personalità di Salomè è compiuta, la sua crudeltà e de­terminazione sono perfetta­mente delineate. La legge do­vrebbe tutelare i minori indife­si; e Ruby, come Salomè, è tut­to meno che indifesa. Con Ber­lusconi ha ottenuto, lecita­mente, quello che ha ottenuto dal magnate austriaco per il ballo delle debuttanti a Vien­na: anche la testa del Battista fu, per Salomè, il capriccioso compenso della «Danza dei sette veli». Qualcuno è dispo­sto a credere che Ruby sia una vittima? E che Berlusconi me­riti la condanna di Roman Po­­lanski ( per il quale molti intel­­lettuali hanno speso parole di legittimazione e comprensio­ne)? Ruby «parte lesa»! Una enormità giuridica. «Povera stella» la chiama un’amica di Bari che certo non la commise­ra. E Barbara Palombelli mi te­lefona, scandalizzata per co­m­e è stata applicata a solo cari­co di Berlusconi, con evidente distorsione, la legge per la tu­tela dei minori, da lei studiata e seguita.

Ma la Repubblica non cede. Di fronte al niente parla di «scandalo Ruby». Dov’è lo scandalo? Come sempre nel­l’asservimento della stampa all’ignobile voyeurismo giudi­ziario. Ed ecco l’articolo di ie­ri, a pagina 7 , con l’illustrazio­ne del comportamento delle ragazze e della sconcertante moralità dei genitori, tutto me­no che scandalizzati. Leggere­mo un giorno le intercettazio­ni sulla vita sessuale di Ezio Mauro o di Mario Calabresi? Certamente ci riserverà sor­prese quella di Giuseppe D’Avanzo. E potrà sembrarci sorprendente, suggestiva e sti­molante quella di Ilda Boccas­sini. Ma la conosceremo mai? E come potrà essere, più che nuda, una donna nuda?

I genitori non hanno dubbi: «Per una settimana trascorsa con “lui” insieme ad altre ra­gazze Elisa Toti racconta alla madre di aver portato a casa 6mila euro. E la mamma: «Di­ci niente? Capito? E poi vi ha detto quando vi potrà rivede­re? ». La mamma pensa già al prossimo appuntamento. Ma il saggio giornalista Emilio Randacio commenta, scanda­lizzato e preoccupato per la «povera Elisa»: «Per sudarsi quei 6mila euro, ad Arcore ri­sulta esserci stata una settima­na intera». Che sudate, pove­ra stella! Tutta la sinistra ha ra­g­ione di compatirla e di consi­derarla vittima. Peccato che Elisa dichiari, nelle solite in­tercettazioni a spese nostre: «Silvio Berlusconi è come un padre». E così poco le costrin­ge e le fa sudare che un’altra ragazza, la brasiliana Iris Be­rardi, registra l’evidente com­petizione, con conseguenti sfoghi, tra le amiche di Berlu­sconi, e osserva la loro rivalità tra le ospiti delle serate ad Ar­core, commentandole: «Si am­mazzerebbero tra loro».

Iris dice, con grande sempli­cità, parlando di regali, non di prestazioni (fondamentale di­stinzione tra la condizione di amica e il ruolo di prostituta): «Però magari la prima sera ti ha già fatto uno piccolo rega­lo... Non pensare che se vai là tre sere... Per le altre sere ti fa degli altri regali perché non è così...No,infatti sei l’ultima ar­rivata, devi solo dire grazie che sei tornata lì». Ecco mira­bilmente definiti i confini dei rapporti e la libertà delle scel­te: «Devi solo dire grazie che sei tornata lì». Una puttana sta sulla strada e ti riceve in alber­go. Chi viene a casa tua e ti fre­quenta, fosse anche stata una puttana, è un’amica. Dunque il reato di prostituzione mino­rile non esiste. Ed è criminale un’azione giudiziaria che at­tribuisce a un uomo un reato impossibile.

Il processo assume un signi­ficato catartico. Ma farsi pro­cessare di che? Di avere fatto regali a una ragazza felice, di­vertita, soddisfatta, che ringra­zia il cielo e il suo Dio per ave­re trovato un uomo generoso e che tutto è meno che parte lesa, povera stella! Sarebbe stata certamente lesa se l’aves­se data gratis, con ciò evitan­do l’ipotesi del reato. Perché le donne del «popolo viola» lo sanno che a 17 anni, una ra­gazza può stare con chi le pare (da Agnelli a Onassis, da Mur­doch a Clinton, come sarà ca­pitato) senza che vi sia alcun reato, in nome della libertà sessuale, rivendicata da Rim­baud a Pasolini, dalla Bardot a Catherine Millet. Ma se rice­ve un regalo diventa una pro­stituta, la si deve risarcire co­me «parte lesa». Bel parados­so. Gratis è intatta; aiutata, so­stenuta, anche generosamen­te, diventa «lesa». Così ha deci­so la Procura di Milano.

Anch’io fui parte lesa, a 17 anni, quando una ragazza, fi­glia di un deputato del Pci, mi regalò una bicicletta per anda­re in giro nella bella città di Ferrara. A letto andò benissi­mo. Molto sudore, molto pia­cere. Ero minorenne come Ru­by, «povera stella». Aspetto an­cora di essere risarcito. I magi­strati di Ferrara però erano troppo impegnati a lasciar di­struggere un convento del ’700, e consentire la costruzio­ne del nuovo orribile Tribuna­le per preoccuparsi della mia dignità di minorenne. Che, in verità, «parte lesa» non si sen­tì.

Ma oggi il rito ambrosiano ha rilevato la figura della «par­te lesa inconsapevole », e persi­no soddisfatta con il compiaci­mento delle «cattive ragazze» del «popolo viola» che fanno a se stesse ciò che non vogliono sia fatto ad altre. Non consen­tendosi, «per pudore o per ipo­crisia », di invocare, come la madre di Elisa, in piena liber­tà: «Un Berlusconi per tutte».

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