Inchiesta trans Paloma: «Marrazzo mi pagava anche 17mila euro a prestazione»

Non sapeva che fosse il presidente della Regione Lazio, ma afferma di aver ricevuto da Piero Marrazzo «10, 12 e anche 17 mila euro per le sue prestazioni». Lo ha riferito ai microfoni del Tg5 la trans brasiliana Paloma, già ascoltata dai pm romani che indagano sulla vicenda trans che ha coinvolto l’ex governatore. «Quando ho conosciuto Marrazzo non sapevo fosse il governatore - risponde Paloma alla cronista - la prima volta che mi ha fermato in macchina mi ha dato 10mila euro». Paloma ha aggiunto che Marrazzo le avrebbe detto, prelevandola dove lavora «ci faremo una bella seratina, ti faccio un bel regalo» e «mi ha dato in contanti 10mila euro la prima volta». Paloma ha raccontato al procuratore aggiunto Capaldo anche di incontri hard con l’ex governatore proprio nella sede della Regione. «Due anni fa - ha detto nell’interrogatorio del 29 dicembre - mi ha portata in un palazzo grande. Ricordo di aver notato che sulla parte più alta dell’edificio c’era la scritta “Regione Lazio”. Paloma ha raccontato anche di incontri con Marrazzo in un appartamento dove c’era una cassaforte con all’interno «molti soldi in contanti» e di aver realizzato solo dopo di essere stata pagata «8mila euro». Ai pm Marrazzo ha sempre smentito i particolari riferiti da Paloma. In particolare, il 9 gennaio scorso ha affermato: «Non mi sono mai recato in locali della Regione per incontri con trans, i locali che Paloma avrebbe indicato non esistono e non ho mai usato auto di servizio per gli incontri. Inoltre non ho mai pagato ingenti somme ai trans per i miei rapporti con gli stessi e non ho mai usato denaro della Regione per pagare le prestazioni». Oltre a Marrazzo, nella rete di ricatti orditi dai carabinieri infedeli, secondo quanto riportato dal Corsera, ci sarebbe anche il figlio di un costruttore. Una brasiliana, ritenuta testimone attendibile dagli investigatori del Ros che hanno effettuato verifiche sul racconto, riferisce che il maresciallo Nicola Testini, accusato per l’omicidio del pusher Gianguarino Cafasso, cercò di spillare soldi ad altri clienti di trans. E a proposito di Testini, la moglie aveva ottenuto l’ok per il colloquio con il marito tre giorni fa dalla Procura di Roma ma ieri mattina, una volta giunta nel carcere di Bari, ha scoperto che il coniuge era stato trasferito a Rebibbia. Maria Rosaria Valletti ha quindi inviato una lettera a Marina Lo Faro, uno dei due legali che difende il marito, per sfogare la rabbia.

«Non voglio rompere il silenzio che continuerò a mantenere sino alla conclusione delle indagini - scrive le donna -, confidando che la giustizia possa fare il suo corso, voglio solo fare appello al buon senso e al rispetto dei diritti civili che non si negano a nessuno, soprattutto a chi non ha una sentenza di condanna».

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