Mai come in questo caso il silenzio sarebbe stato doro. E invece no. I compagni ci tengono a precisare: «La responsabilità di questi scontri è chiara, è delle forze dell'ordine che non hanno impedito ai fascisti di marciare».
Così l' «assemblea antifascista» vuole spiegare gli scontri di ieri a Milano. E per farlo l'assemblea, che ieri ha organizzato la manifestazione, ha deciso di organizzare una conferenza stampa in piazza Aquileia, a lato del carcere di San Vittore dove si trovano i 41 arrestati «È immaturo - spiegano - fossilizzarsi su questi scontri: il dato politico è che Milano non vuole i fascisti». «La città contro di noi - aggiungono -, come hanno scritto i giornali, noi non l'abbiamo vista. Non c'erano i cittadini a linciare i manifestanti, ma a decine hanno aperto i portoni, hanno fermato le macchine per farli salire». Sulla violenza di ieri aggiungono poco altro. «I comportamenti - spiegano - erano condivisi dal corteo». I componenti di questa assemblea itinerante, che si è organizzata dopo l'annuncio del corteo della Fiamma Tricolore del 21 gennaio a cui poi la Questura ha tolto il permesso, hanno considerato la richiesta di tenere un corteo a pochi giorni dell' anniversario dell'assassinio di Dax «una provocazione» e «le forze dell'ordine, il governo della città e tutti i partiti hanno accettato questa manifestazione fascista. La nostra è stata l'unica posizione alternativa e di opposizione». «Si è deciso che, a tutti costi, noi la piazza andavamo a prenderla». Secondo i rappresentanti di questa assemblea, «la Questura dirà che è intervenuta per i fronteggiamenti in corso Buenos Aires ma questa è solo parte della verità. Avevano già deciso le cariche e gli arresti indiscriminati». Le mobilitazioni, però, non finiscono qua: oltre al presidio di oggi pomeriggio l'assemblea ha annunciato una iniziativa il 16 marzo nel luogo in cui è stato ammazzato Davide Cesare (Dax) e, soprattutto, una discesa in piazza il 18 dalle Colonne di San Lorenzo fino al carcere di San Vittore.
«Gli incidenti? Colpa della polizia Avevano già deciso di arrestarci»
Dopo aver messo a fuoco e fiamme il centro e rischiato il linciaggio, gli autonomi dicono: «La città è con noi»
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