Gli «incidenti» esistenziali del teatro inglese

Posticipata di qualche mese rispetto al consueto periodo tardo primaverile che solitamente la ospita, si apre questa sera al teatro Belli la VII edizione della rassegna «Trend. Nuove frontiere della scena britannica», diretta da Rodolfo di Giammarco. Ancora una volta è la straordinaria capacità di scandagliare il nostro mondo odierno, tramortito e autolesionista, ciò che più colpisce nei titoli in scaletta. Non è un caso che questo formato 2007 della vetrina abbia una parola d’ordine inequivocabile come «incidenti» (e «incidente» è etimologicamente qualcosa che taglia, recide, imprime un marchio). «Dagli anni ’50 a oggi - spiega di Giammarco - il teatro inglese ha contato molto in Europa per i traumi sociali e personali, per le verità umane spiacevoli, per gli incidenti di percorso della vita convertiti in drammaturgia». Ecco dunque scelte di campo che optano per opere dedicate a temi forti come i disagi familiari, la manipolazione fisica e scientifica, gli abusi del linguaggio. Ma ecco pure due rielaborazioni di classici firmate da Martin Crimp e già realizzate in forma di spettacolo da due registi italiani molto attenti alle novità d’oltreconfine quali Sandro Mabellini (che dirige una raffinata riscrittura de Il Gabbiano di Cechov in cartellone il 23 novembre) e Fabrizio Arcuri (curatore di un articolato progetto intorno a Il Misantropo di Molière secondo Crimp di cui si potranno vedere i primi sessanta minuti il 26). Ad aprire il bouquet delle proposte sarà però My child («Bambino mio») di Mike Bartlett, inquietante storia di fallimenti sentimentali e matrimoniali dove si mette a serio repentaglio la stabilità emotiva di un figlio quasi adolescente (regia di Alberto Giusta, da oggi a lunedì 12). Racconta invece una vicenda di sperimentazione di farmaci e di corpi «affittati» alla ricerca scientifica per necessità e denaro Mr Placebo di Isabel Wright, ridisegnato per le nostre scene da Giampiero Rappa (dal 15 al 21).

Di tutt’altro genere è poi l’incidente «semantico, linguistico e recitativo» costruito in Ab-Uso dall’Accademia degli Artefatti a partire da due atti unici di Tim Crouch: My arm, dove sembra non accadere nulla al di là dell’ostinata caparbietà con cui il protagonista si porta il braccio sopra la testa, e An oak tree, dove la forza manipolatoria del linguaggio passa attraverso l’immediatezza di un ruolo affidato ogni sera a un attore diverso, del tutto ignaro di cosa dovrà fare e/o dire (il 25 novembre e poi dal 27 al 2 dicembre). Info: 06/5894875.

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