Politica

Incinta muore dopo tre ore d’attesa in corsia

Mariateresa Conti

da Palermo

Ha trascorso le sue ultime ore di vita su barelle e lettini di fortuna, nell'angosciosa consapevolezza di aver perso il bimbo che portava in grembo e in preda a dolori lancinanti. Un'agonia atroce, sballottata da un ospedale all'altro per mancanza di posti letto, mentre la vita, lentamente, l'abbandonava. Il posto, alla fine, è stato trovato. Ma l'emorragia interna che la stava dilaniando l'ha uccisa mentre i medici del Policlinico la stavano intubando, nel tentativo, ormai inutile, di salvarla con un intervento chirurgico.
Ha dell'incredibile la storia di Angela Pagano, 39 anni, già mamma di due bambini, morta di parto venerdì scorso in seguito a un distacco di placenta finito in tragedia. Doveva nascere lunedì con un cesareo già programmato, il bambino che Angela portava in grembo, un bel maschietto di tre chili e 700 grammi. E invece, lunedì, si è svolta l'autopsia sul cadavere della sua mamma, disposta dal magistrato di turno che sulla vicenda, dopo le denunce dei familiari, ha aperto un fascicolo per accertare responsabilità ed eventuali omissioni. I familiari della donna, il marito Gaetano Greco e il fratello Pietro Pagano, vicesindaco del comune di Bagheria dove la stessa donna lavorava come dipendente, accusano i medici dell'ospedale Buccheri La Ferla, il primo nosocomio in cui Angela è arrivata. Sostengono che alla loro congiunta non è stata prestata la dovuta attenzione, che sono state sottovalutate le sue urla di dolore, che non sono stati effettuati i necessari accertamenti che avrebbero dovuto consentire, con un intervento chirurgico d'urgenza, di salvare almeno la vita della mamma. L'ospedale dal canto suo si difende, affermando che nulla lasciava presagire l'imminente pericolo della paziente.
Si è consumato in circa tre ore e mezzo, venerdì notte, il dramma di Angela e della sua famiglia. La donna, che si trovava nella sua casa di Bagheria insieme al marito e ai figlioletti di sette e quattro anni, ha accusato poco dopo mezzanotte forti dolori al petto e all'addome. Immediata la chiamata d'urgenza al 118. E il trasporto a Palermo, all'ospedale Buccheri La Ferla. Angela non voleva essere portata lì. Proprio il Buccheri La Ferla, dieci anni fa, era stato per lei teatro di una tragedia: il suo primo bambino, nato prematuro dopo sette mesi di gestazione, era morto in quel nosocomio, e lei stessa era stata salvata in extremis. Un miracolo che questa volta non si è ripetuto. In ospedale i medici hanno constatato che il feto che Angela portava in grembo non dava più segni di vita. Quindi hanno avviato l'iter per il trasferimento al Policlinico. «Al Buccheri - racconta il fratello Pietro - non c'era posto. I medici hanno visto dalla sua cartella clinica che Angela era stata seguita al Policlinico e hanno deciso di mandarla lì. Ma nel frattempo per lei non hanno fatto nulla, non abbiamo visto nessun medico che le facesse un elettrocardiogramma o le misurasse la pressione. E mia sorella, nel frattempo, gridava dal dolore... ». L'ospedale si difende: «Le condizioni della paziente - sostiene la direzione sanitaria in una nota - sono state sempre monitorate e non lasciavano assolutamente presagire un'evoluzione così drammatica. La paziente - continua la nota, che sottolinea che la stessa Angela Pagano ha detto sì al trasferimento al Policlinico - è stata visitata e sottoposta agli accertamenti che hanno messo in evidenza la morte intrauterina del feto. Sono stati effettuati accertamenti sulla paziente, che hanno escluso problemi che avrebbero potuto impedirne il trasferimento, che è stato effettuato esattamente dopo mezz'ora dall'arrivo».
Angela Pagano è spirata al Policlinico, intorno alle 4 e mezzo del mattino. L'autopsia ha accertato che a ucciderla è stata una violenta emorragia interna.

Lei e il suo bimbo nato morto riposano insieme, nella stessa bara.

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