Voghera Pier Gianni Prosperini, 63 anni, assessore allo Sport e al turismo della Regione Lombardia, alle 11 e 30 del mattino sta mangiando del risotto con i piselli. Si alza, grande e grosso, è la solita famosa statua da gigante di Rodi, ma senza piedi d’argilla a quanto pare. Dice: «Mica male. È come quello della mensa al Pirellone». C’è una certa differenza però rispetto alla «location». Dal 16 dicembre è rinchiuso nel carcere di Voghera, provincia di Pavia, famoso perché c’è la cella in cui Michele Sindona il 22 marzo 1986 sorbì la fatale tazzina di caffè alla stricnina. Era a quel tempo la prigione più elettronica d’Europa, poi hanno dismesso le telecamere e i marchingegni leonardeschi, ora è un cigolio di metallo in mezzo alla neve della Bassa.
Prosperini si fa vedere come uno forte, a cui del carcere non importa molto. Parla con il direttore Paolo Sanna come un alpino al suo ufficiale e gli fa sapere: «Signor direttore, il sopravvitto (gergo carcerario per significare la piccola spesa in cibarie cui hanno diritto i detenuti) quando lo consegnano? A me basta il tonno, tale e quale la mia dieta in Regione. Riso e tonno. E poi, signor direttore, quand’è che posso avere la macchina per scrivere, una roba piccolina, a mano non ci riesco». Come mai? Aspettava questa domanda e come un gatto col topo se lo palpeggia prima di inghiottirlo. «Vede qua il rossore? Mi sono rotto il polso destro tempo fa, gli ho dato un gancio per sbatterlo giù». Il direttore allarmato: ah sì? Non risulta? «È stato quando ho vinto il titolo di campione mondiale di pugilato: pesi supermassimi, categoria master». Sul serio? «Sono uno che dice balle io?». Be’, i magistrati dicono... Il direttore blocca tutto: non si parla di vicende giudiziarie quando si è in visita e il detenuto è in attesa di giudizio.
In attesa di giudizio... Carcere preventivo da 25 giorni, con Natale in mezzo. Prospettiva: star dentro tre mesi minimo, senza processo ovvio. Ma intanto con le elezioni regionali ormai all’uscio, lui candidato, il più votato del Pdl dopo Formigoni, e lui dentro, con accuse di disonestà politica. Chi lo conosce per averci lavorato insieme è drastico. Ha operato arci bene, il turismo lombardo è l’unico in crescita costante, sta (stava) cercando di costringere i lombardi a godersi di più le proprie bellezze. Dal presidente Formigoni all’assessore che tiene i conti Romano Colozzi: non ci credono perché sanno che tipo è, come usa i soldi personali e le macchine di servizio. Preferisce adoperare la sua, di auto; se la Regione non ha fondi, apre lui il portafogli per i praticanti di sport minori in bolletta. Sono mitici i tremila euro messi in mano ai lombardi in viaggio per Tokio: hanno vinto la medaglia di bronzo ai campionati mondiali di braccio di ferro. Sì, braccio di ferro.
C’è un altro braccio di ferro che si gioca da queste parti: con la magistratura. Lo hanno arrestato, interrogato, ma insistono nel tenerlo dentro. Una ragione molto pratica c’è, ma lui non molla di un’unghia. Si difende, si urla innocente, ma fa anche qualcosa di più. Resta in carcere ma resta pure assessore e consigliere regionale. Nessuno a memoria di homo italicus ha osato tanto: si dimettono tutti per ammorbidire le toghe inamidate. Oppure sono i loro stessi partiti vigliaccamente a costringerli a gettare la spugna per rispetto della magistratura e dell’opinione pubblica - vedi il caso di Ottaviano Del Turco in Abruzzo. Prosperini invece rivendica con il suo atteggiamento un primato: quello della sovranità popolare. Allo stesso modo ragiona Formigoni. È stato votato (e pure tanto), non può prima di una sentenza passata in giudicato, lasciarsi imprimere il marchio di indegnità e abbandonare un ruolo pubblico. Non ne è lui il padrone. Così resiste, costi la galera che deve costare. Resta assessore e consigliere. Fornisce ai pubblici ministeri un buon motivo per invocare dal Gip la galera preventiva. Dicono: può reiterare, perché da libero essendo assessore, questo continuerà a...
Ecco: continuerà a far che? Ho visto le carte: le telefonate intercettate sono il classico copia e incolla di gente che non capisce i toni, che non afferra il modo di parlare del Prosperini, il suo gusto del linguaggio esagerato. È diventato famoso per le sue battute alla Gentilini (il prosindaco di Treviso) prima ancora che esistesse Gentilini. L’invito a «ciapà su el camel e la barcheta» rivolto ai musulmani perché se ne tornino in patria non è roba studiata a tavolino: parla così, e poi è buono come il pane, non ha neanche un’oncia di razzismo nei suoi pensieri. Se uno non vuol capire vale quanto mille volte per Prosperini quanto scrisse il cardinale Richelieu: «Datemi sei righe scritte dal più onesto degli uomini, e vi troverò una qualche cosa sufficiente a farlo impiccare». Allora, verso il 1630, non esistevano ancora le telefonate con annesse intercettazioni e relativi brogliacci dei marescialli per le Procure. A Richelieu oggi basterebbe uno squillo, e via. Del resto i nostri pm sono persino più mordaci dell’allora primo ministro del re di Francia. Dunque, elezioni in arrivo, galera assicurata: ma vi pare giusto?
A qualcuno pare giusto e ci gode pure. Annozero. Giovedì sera, forse Travaglio, forse Santoro, ma qualcuno senz’altro lì ha detto: «Oggi come nel 1992 ci sono in prigione assessori di Milano, ma nessuno se ne accorge... ». Come dire: cascherà il mondo. Seguirà ben altro, eh eh. Interessante. Ce n’è uno solo, in realtà: Pier Gianni Prosperini. È lui la palla di neve che scivolando diventerà slavina, valanga, neo tangentopoli? Sbagliano i conti.
Il motivo per cui è stato mandato in galera è presto detto: lo accusano di corruzione e turbativa d’asta. Avrebbe favorito la vittoria in appalti regionali per promuovere il turismo in Lombardia a tv amiche, in cambio di soldi e personali passaggi in video dove farsi réclame. Ci sarebbero versamenti di denaro, e telefonate intercettate. Su queste abbiamo già detto. Sul denaro per appalti truccati: lì non c’è neanche bisogno di credere o no a Prosperini. I meccanismi applicati nella Regione Lombardia sono tali da rendere impossibili interferenze. Sarebbe come incolpare Prosperini di aver ucciso un elefante con una pistola ad acqua. Anche se fosse cattivissimo e ne avesse l’intenzione, è abbastanza difficile... Di questo non si può parlare mentre si visita un detenuto in attesa di giudizio. Si regala un libro basta che non abbia la copertina rigida. Prosperini sta studiando la Bibbia, e tutto Wilbur Smith. In particolare: «Il destino del leone». Informarsi sulla salute, constatare le condizioni di detenzione. Poi - questo è consentito - si deve cercare di tener su il morale, questo sì. Posso dirlo? Il morale Prosperini lo tira su lui a tutti noi che siamo fuori. C’è una bella tempra d’uomo nelle file dei politici di centrodestra.
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