Incubo finito, l’Italia riapre i cieli L’Ue: oggi operativi metà dei voli

Fine dell'incubo: «È nettamente migliorata la situazione dei cieli del nord Italia. Tanto che la gigantesca nube non dovrebbe minacciare più i nostri voli», sentenziano l'Enac alla fine di una domenica di passione negli scali della Penisola. E che all'orizzonte ci sia un filo di sereno lo si capisce a sera, quando a Malpensa, i primi jet cominciano a uscire dagli hangar e a tornare sulle piste. Poi l’annuncio dell’Ente nazionale dell'aviazione civile: a partire da stamattina alle sette, con un’ora di anticipo «riapriremo lo spazio aereo in tutta Italia». E oggi, conferma l'Unione europea, almeno la metà dei decolli e degli atterraggi dovrebbero riprendere dopo 48 ore di stop.
Eppure lassù in Islanda, il vulcano dal nome impronunciabile non smette di vomitare la quotidiana e chilometrica colonna di cenere lavica, che inonda l'atmosfera e che da quattro giorni tiene inchiodati a terra migliaia di aerei, paralizzando i trasporti in Italia, in Europa e, come in un effetto domino, in mezzo mondo. L'emergenza non soltanto potrebbe allungarsi ma addirittura aggravarsi se, dopo il vulcano Eyjafjallajokull, entrerà in azione anche il Monte Katla, come è accaduto anche in passato e come prevedono gli esperti.
In attesa che la Natura continui o meno a tirare scherzi mancini, il week end più nero per il traffico aereo che la storia ricordi, ieri ha vissuto un'altra giornata da odissea, tanto che nel Vecchio Continente sono stati cancellati complessivamente ventimila voli. Una cifra che ha spinto il totale dall'inizio dell'eruzione a un numero da capogiro: 63.000. E questa situazione senza precedenti sarà oggi al centro dei lavori, in videoconferenza ovviamente, dei ministri dei trasporti della Unione europea.
La mappa geografica del calvario aereo si estende da Nord a Sud, da Est a Ovest del Continente e nell'occhio del ciclone c'è pure l'Italia. A Milano, a Roma, a Bari migliaia di passeggeri sono vittime di pesantissimi disagi. Malpensa, ieri mattina, sembrava una tendopoli. Centinaia di persone hanno trascorso la scorsa notte sulle brandine, hanno improvvisato bivacchi, hanno beneficiato di alcune generi di prima necessità. Così come, sempre a Milano, sono migliaia i visitatori «prigionieri» del Salone internazionale del Mobile, perché impossibilitati a ripartire.
Con la gigantesca nube che ha fatto rotta sopra la Toscana, ieri ha chiuso anche lo scalo di Firenze. Cinquecento voli sono saltati invece a Fiumicino, anche se l'hub di Roma resta l'unico aperto nel sud Europa. Disservizi a Bari, Napoli e Palermo. La Sardegna è «isolata». In questo inferno dei cieli, gli unici che sorridono sono i turisti, che hanno visto prolungarsi i loro soggiorni. Chi piange, invece, sono coloro che dovevano partire per le vacanze.
Lungo la Penisola il collasso degli aeroporti corre a braccetto con l'assalto ai treni. Code da esodo d'agosto alle biglietterie delle stazioni di Milano, Torino, Venezia, Genova, Firenze e Roma. Destinazioni prescelte le città del nord Europa. Trenitalia, però, avverte che anche sui binari è in agguato un'ondata di disagi: chi non aveva già un biglietto con prenotazione, non troverà un posto disponibile per l'estero fino a venerdì. E se le carrozze marciano verso il tutto esaurito, non resta che l'auto per viaggiare. Come sta facendo lo scrittore francese Daniel Pennac, che si è messo al volante per raggiungere Urbino dove riceverà un premio letterario e sarà spettatore di un recital.


In uno scenario da allarme rosso, gli unici timidi segnali di fiducia, oltre che dall'Italia, arrivano dalla Spagna e dal sud della Francia, dove dalla metà di ieri pomeriggio gli aeroporti sono stati riaperti. Via i sigilli anche ad alcuni scali della Germania ed allo spazio aereo della Croazia. Blocco granitico in Inghilterra e nell'Europa centro-settentrionale dove gli occhi sono fissi a quel che accada lassù in Islanda.

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