da Roma
«Non intendiamo cedere di un millimetro alle pressioni indebite della Ue». Categorico, Roberto Maroni replica alle critiche europee su alcuni aspetti del pacchetto-sicurezza, varato mercoledì a Napoli dal governo. Il ministro dellInterno lo dice lasciando il Senato, dopo un incontro con i gruppi parlamentari della maggioranza per illustrare le nuove misure, ma già in unintervista al Corriere della Sera ha risposto alle osservazioni comunitarie e alle polemiche dellopposizione, soprattutto sui provvedimenti che riguardano i nomadi.
«Non abbiamo alcuna responsabilità sullo stato dei campi rom nelle nostre città. Alcuni parlamentari europei ci hanno messo 4 anni per rendersi conto del problema, peccato che abbiano deciso di esprimere per la prima volta un giudizio, o di fare dei sopralluoghi, subito dopo linsediamento del nuovo governo. Mi sembrano critiche a orologeria». Daltronde, aggiunge il titolare del Viminale, «il 50 per cento dei provvedimenti li abbiamo ripescati dai cassetti del centrosinistra, sono del ministro Giuliano Amato».
Proprio per definire i poteri dei Commissari straordinari per lemergenza nomadi ieri Maroni ha presieduto al Viminale una riunione con i prefetti Mosca di Roma, Lombardi di Milano e Pansa di Napoli, i sindaci Alemanno di Roma, Moratti di Milano, lassessore ai Servizi sociali Riccio del Comune di Napoli (in rappresentanza del sindaco Jervolino), il sottosegretario per lemergenza rifiuti Bertolaso in Campania, il capo della Polizia Manganelli e il presidente dellAnci Dominici. I prefetti, annuncia il ministro, saranno nominati commissari al prossimo Consiglio dei ministri «o anche prima». Avranno il potere di «delocalizzare i campi rom, in deroga alle leggi vigenti», ma già li stanno monitorando e censendo chi ci vive.
Da Bruxelles non arrivano repliche dirette a Maroni: si attende che le misure riguardanti politiche comunitarie siano notificate alla Commissione Ue, per verificare «molto attentamente» la compatibilità con le leggi europee. A Strasburgo si trova il presidente del Senato, Renato Schifani, che assicura: «Nessun pericolo per lipotesi di un Paese razzista: non lo viviamo in Italia, nè ritengo in Europa. Noi siamo europei ed europeisti nel nostro Dna e nella nostra cultura della libertà».
Sul reato di immigrazione clandestina, Maroni dice che «è impossibile e assurdo distinguere tra le varie categorie sociali di immigrati. Se uno entra per lavorare ha già un contratto e non è clandestino, gli altri lo sono». Maroni ripete, a margine dellAssemblea di Confindustria, che le critiche sono «immotivate», «frutto di pregiudizi ideologici e scarsa informazione».
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