Andrea Acquarone
nostro inviato a Pavia
I nuovi indiani nel calumet fumano speedy, la coca in cristalli che costa meno e ti fulmina subito. Qualcuno la sniffa. Altri si accontentano delle pasticche eccitanti. I più «conservatori» girovagano con cellophane imbottiti di foglie di marijuana, la fumano e la spacciano. Ma il totem è lo stesso per tutti: alto tre metri, lungo almeno trenta. Nero, come le loro magliette sudice, i calzoni infangati e gli occhi già spenti di prima mattina. È un muro, fatto di casse che sparano una cacofonia da migliaia di decibel. Non è musica quella che fuoriesce ma un dolore che più affilato di uno stiletto buca il cervello. Loro, gli indiani del 2000, ci si appoggiano davanti, si agitano come manichini disarticolati, in mano una birra, nell'altra una canna. Inebetiti. Qualcuno vicino gioca a far sesso. Qualcun altro, tranquillo, fa pipì. Età, diciotto-trent'anni. Più qualche «sempreverde» che si presenta canna in bocca e pupo in braccio.
Eccolo il Ferragosto della tribù che venerdì al crepuscolo, ha occupato il suo nuovo pascolo, almeno cinquantamila metri quadrati al confine tra Pavia e L'Oltrepo. È un rave party, questo, nel giro di meno di ventiquattr'ore sono arrivati in diecimila. Fermarli è stato impossibile. E si rischia che nelle prossime ore ne giungano almeno altrettanti.
Si è fatto furbo il popolo dello sballo, no global, punkabbestia, squatter, amici dei centri sociali vari, con mastini e molossi al seguito. Stavolta la «festa» non era annunciata su un qualche sito Internet, la polizia controlla. Più sicuro utilizzare gli sms e soprattutto il passaparola.
Hanno annunciato di volersi fermare fino al 16 gli «occupanti» con il loro caravanserraglio. Impressionante: migliaia di auto, tra camion trasformati in discoteche a cielo aperto, vecchi furgoni Peugeot o Renault, con a bordo cucine economiche e cucce per cani. Si mangia, soprattutto si beve, ci si droga e si balla. Tra i filari di pioppi e i campi di granturco e girasole.
Un'invasione in piena regola, un blitz che a quanto pare segue a quello avvenuto qualche settimana fa vicino alle scogliere di Dover. Le macchine hanno cominciato lentamente ad accamparsi poco dopo le dieci dell'altro ieri. Dalle cascine di Sommo qualcuno ha chiamato il 112. Cosa poteva fare qualche pattuglia di carabinieri e poliziotti? Niente. Nonostante i rinforzi arrivati nella notte, anche da Milano. Ora si controllano le autostrade che portano verso Pavia, qualche posto di blocco, ma l'ordine sembra uno e semplice: lasciateli passare. L'ordine di chi si difende, di chi a questo punto cerca solo di limitare i danni. Qualunque intervento potrebbe scatenare la rivolta della tribù.
Sono partiti quasi tutti dalla Francia, qualche targa indica, Austria, Belgio, persino Svizzera. Gli italiani hanno cominciato ad accamparsi ieri sera. Per aggirare i controlli più di uno ha parcheggiato a Pavia per arrivare a destinazione in taxi.
Nella palestra di Tre Re, a un paio di chilometri dalla «festa», il questore di Pavia Vincenzo Montemagno, carabinieri, Guardia di finanza, sindaci e protezione civile, hanno allestito un'unità di crisi. Due-trecento uomini in divisa contro un esercito di «guastatori». C'è poco da pianificare. Si spera solo che non eccedano nei bagordi. Le ambulanze sono piazzate non lontano, ci si prepara comunque al peggio.
Del resto gli organizzatori di questo rave spuntato dal nulla, lo dicono a chiare lettere: «Siamo venuti in Italia perché qui la polizia non rompe. In Francia per occupazione abusiva si finisce in prigione». Evviva il Belpaese.
Intanto cala la sera. La musica si fa ancor più assordante, i campi sono irrigati da vino, birra e conati di acidità. Nelle cascine attorno i proprietari sono prigionieri dell'orda festante. Il traffico deviato e le facce degli uomini in divisa stanche e tirate. Non hanno nemmeno più voglia di fermare chi arriva in moto senza casco. Ma in serata sono costretti ad arrestare un giovane francese che prima prende a calci unauto privata e poi una volante.
La festa è appena cominciata. E già il popolo dei senza legge annuncia nuove conquiste. «Tra qualche giorno andremo in Germania, poi, a inizio settembre a San Pietroburgo». Per i Russi potrebbe essere stato più facile fermare le truppe tedesche.
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