Industriali beffati sulle tasse Non calano, aumentano

Il premier aveva sbandierato tagli a Irap e Ires. Ma le stime sugli introiti dimostrano che le imprese pagheranno di più. Invece sulla Finanziaria è già in arrivo il primo sciopero: il 26 tocca agli statali

Industriali beffati sulle tasse 
Non calano, aumentano

Roma - Chi ci guadagnerà tra Stato e imprese dopo la Finanziaria 2008? La manovra ha appena iniziato il suo iter, ma a questa domanda si può già dare una risposta: sicuramente l’erario non ci rimetterà, anzi, secondo le previsioni, dovrebbe entrare in cassa un miliardo di nuove entrate.

Eppure stimolare la competitività del sistema-Italia attraverso una rimodulazione della pressione fiscale «a costo zero» era un obiettivo del governo Prodi. Come si spiegano allora le stime contenute nella relazione tecnica che accompagna la Finanziaria? Non erano stati promessi un taglio dell’Ires (l’imposta sui redditi delle società) dal 33 al 27,5% e uno sconto sull’Irap dal 4,25 al 3,9 per cento? Il fisco potrebbe mangiarsi tutto.

Cassa La relazione tecnica che accompagna la manovra è molto chiara per quanto riguarda la parte di cassa, ossia l’insieme delle somme che si intende riscuotere o pagare nei prossimi tre esercizi. I tagli Ires (vedi grafico) nel periodo 2008-2010 costeranno 2,108 miliardi di euro. L’anno prossimo, nel quale continuerà a valere la normativa attuale, però, ci saranno maggiori entrate per 584 milioni sul versante imposta dei redditi societari. L’Irap rimodulata nel triennio dovrebbe portare al fisco 731 milioni di euro in più. Fin qui le imprese ci starebbero ancora guadagnando. Ma con i limiti alle compensazioni all’Iva di gruppo (1,35 miliardi) e con il tetto alla compensazione dei crediti a 250mila euro (oltre tale tetto non si potranno più dedurre ma saranno rimborsati successivamente, ndr) dovrebbero entrare altri 2,3 miliardi. Il totale delle maggiori entrate nel triennio arriva a quota 941 milioni.

Competenza Gli effetti di competenza (ovvero le entrate e le spese computate indipendentemente da erogazioni e riscossioni) sono un po’ diversi. Nel 2008 si osservano un miliardo di tagli Ires mentre nei due anni successivi si cumulano altri 1,2 miliardi di sgravi. Il gettito Irap, invece, è stimato in leggero aumento: 224 milioni nel 2008, 274 milioni nel 2009 e 324 milioni nel 2010 (totale 822 milioni). Aggiungendo i «soliti» 1,35 miliardi di limiti all’Iva infragruppo si ottiene un minitaglio di 122 milioni. Insomma, dal quadro di competenza emergerebbe che i tagli sono stati fatti e sono a costo zero. È così per tutti?

Il confronto Rimaniamo al quadro di competenza. Il taglio di 5,5 punti dell’Ires costa 22,8 miliardi nel triennio. L’eliminazione degli ammortamenti anticipati e delle deduzioni extracontabili pesa circa 14 miliardi nel periodo di riferimento e quasi pareggia il conto. Poi arrivano due innovazioni. Una nuova disciplina degli interessi passivi che limita la possibilità di dedurre le attività finanziarie in perdita dall’imponibile (circa 5 miliardi in più nel triennio) e il tetto ai crediti in compensazione (i 969 milioni citati in precedenza). Insomma, il costo è quasi zero. Ma emerge un identikit delle imprese penalizzate: sono quelle che fanno molta finanza, quindi banche e assicurazioni. L’allargamento della base imponibile Irap chiude la partita a sfavore delle società di servizi, inclusa la grande distribuzione.

Costi e benefici Confindustria, nel corso di un’audizione sul Dpef, aveva chiesto una «clausola di salvaguardia» per evitare che tagli e aumento della base imponibile si elidessero peggiorando la situazione. Dal punto di vista del settore manifatturiero non si può, sin d’ora, affermare che le cose siano andate male considerando anche la generalizzata semplificazione degli adempimenti.

Allo stesso modo, i limiti alle deduzioni riguardano crediti che si possono recuperare alla fine del periodo coperto dalla manovra, ossia dal 2011, e dunque comportano un aggravio finanziario. Limitato nel tempo, ma pur sempre un aggravio. Resta una domanda senza risposta: valeva la pena cambiare?

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