Gli industriali genovesi puntano sulla ripresa

Ferruccio Repetti

Va be’, mugugnare è di moda, protestare ancora di più, e lamentarsi, poi, diventa un obiettivo, piuttosto che una semplice e furbesca tattica congiunturale. Logico: non impegna granché e, soprattutto, fa sentire in pace col «branco» (degli opinionisti, s’intende). Ma gli industriali genovesi, evidentemente, fanno eccezione, si mantengono fuori dal coro, insomma non ci stanno a piangere e invocare aiuti (di natura assistenziale). Preferiscono rimboccarsi le maniche, affrontare il mercato, professare un - cauto, ma ragionato - ottimismo, e mettere mano al portafoglio. Che, nel campo specifico dell’imprenditoria vera, pubblica o privata che sia, ha soprattutto un significato: fare investimenti, impiegare capitali, risorse tecnologiche e umane, e infine, o forse specialmente, buone idee.

Lo conferma la consueta, ma non «solita», indagine semestrale condotta su un campione del 30 per cento delle aziende associate per tastare il polso dei timonieri e del management, individuare la tendenza del mercato generale e specifico, fare confronti con il resto del Paese. Ebbene, come hanno sottolineato ieri il presidente di Confindustria Genova, Marco Bisagno, (...)

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