Gli industriali: manovra ok Ma è coro di no al Cav sulla Marcegaglia ministro

RomaUn «sì» alla manovra economica appena varata dal governo, pur con il limite della mancanza di interventi strutturali, apre l’assemblea del centenario confindustriale. Tuttavia, al raduno annuale dell’imprenditoria italiana c’è anche un «no»: quello pronunciato dalla platea degli industriali di fronte alla richiesta, fatta da Silvio Berlusconi, di coinvolgere Emma Marcegaglia nella squadra di governo, come ministro dello Sviluppo.
Il premier si rivolge direttamente ai tremila imprenditori stipati nella sala Santa Cecilia dell’auditorium romano del Parco della musica: «Come vedreste Emma accanto a me, a darmi una mano»? Si alzano solo un paio di mani timide, subito ritratte. «Allora - replica Berlusconi con un sorriso - non prendetevela più coi poveracci al governo». Ma non rinuncia all’appello agli imprenditori: «Nei prossimi tre anni faremo di più, ma voi dateci una mano. Conoscete l’indirizzo di palazzo Chigi, fate proposte. Avanti tutta, ce la faremo ancora una volta».
Il presidente del Consiglio condivide le linee indicate dalla relazione della Marcegaglia, salvo «due o tre punti»: ad esempio, nega che vi sia stato un passo indietro sulle liberalizzazioni. «Queste indicazioni sono condivise nella loro totalità dal governo. C’è qui Fini - dice, rivolgendosi al presidente della Camera seduto in prima fila accanto a Luca di Montezemolo - e vi garantiamo che nei voti alla Camera la maggioranza sarà coesa e unita». All’inizio dell’assemblea Berlusconi e Fini si erano salutati con una cordiale stretta di mano, un segnale politico importante davanti al gotha imprenditoriale italiano.
Forte del consenso record del 98,7 per cento da parte della base, difficilmente la Marcegaglia avrebbe potuto lasciare la Confindustria a metà mandato. Con lei, in questa decisione, si schierano in molti, da Montezemolo a John Elkann, da Franco Bernabè a Diego Della Valle, a cui si aggiungono i segretari di Cgil, Cisl e Uil. E che l’atmosfera nell’auditorium ricordi almeno in parte i tempi dell’«antipolitica» lo conferma il lunghissimo applauso, scattato dopo questa frase: «L’inefficienza pubblica nasce da troppi interessi partitici, da troppe rendite da salvaguardare. Diciamolo chiaro: la politica dà occupazione a troppa gente, ed è l’unico settore che non conosce crisi, né cassa integrazione». Imbarazzo in prima fila, dove siedono i politici. Applausi dal governatore Mario Draghi, che trascina nel consenso il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, seduto alla sua destra. «Gli applausi sono comprensibili quando si stigmatizza la politica sprecona», commenta Gianfranco Fini.
L’assemblea dei cento anni è anche quella che si tiene alla fine di uno dei periodi di crisi più profonda per l’economia globale. Il bilancio per l’Italia è molto pesante, in termini di occupazione (700mila posti persi) e di produzione industriale, tornata ai livelli del 1985. «È in corso un rimbalzo - conferma la Marcegaglia -, la produzione sta aumentando del 7% annuo, ma su questo recupero gravano le incognite della crisi europea». In queste condizioni difficili, il governo ha saputo frenare il disavanzo, e ora ne avvia la riduzione: «Gli interventi della manovra 2011-2012 si muovono correttamente per rallentare la spesa e arginare l’evasione. Ma mettere in ordine i conti non sarà duraturo, senza le riforme strutturali: bisogna accelerarle».
Dunque, i contenuti della manovra appena varata dal governo sono condivisibili, e «sono quelli che Confindustria chiede da tempo». Ma occorre intervenire al cuore dei problemi. La spesa pubblica dovrebbe diminuire dell’1% del Pil all’anno. «Il dovere del governo per i prossimi tre anni senza urne - esorta la Marcegaglia - è di assumere decisioni all’altezza dei problemi». Fra le riforme è essenziale quella fiscale, con l’obiettivo di contenere le tasse per imprese e lavoratori. Ma è anche necessario intervenire sui tempi della giustizia, sulle infrastrutture, sull’energia, sulla ricerca, sull’istruzione. La riforma Gelmini «va nella giusta direzione. È essenziale che in Parlamento non venga smontata», dice la Marcegaglia. E massima attenzione al credito, essenziale per le imprese.
Ai sindacati e a tutte le organizzazioni imprenditoriali, la leader della Confindustria propone: «Incontriamoci subito, dandoci l’obiettivo di una grande intesa per la crescita, entro l’estate. C’è uno strumento da sfruttare appieno, il nuovo modello contrattuale, che funziona: lo dico anche alla parte che non l’ha firmato», la Cgil. Maggiore produttività, più salario.

I sindacati, in particolare Cisl e Uil, rispondono positivamente, come il terziario. Freddo il ministro Sacconi: «È la vecchia proposta Montezemolo sugli stati generali: non è più il tempo dei convegni, è il tempo del fare».

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