Politica

Gli industriali a Prodi: niente trucchi sulla Tav

E domani a Lione la Bresso incontra la commissione intergovernativa

Pietro Balducci

da Milano

Tav sì, ma senza legge Obiettivo. Il governo Prodi modifica come annunciato la procedura per la realizzazione della Tav: si adotterà quella ordinaria, quindi valutazione d’impatto e confronto con tutti gli amministratori locali interessati all’opera. Rischio: tempi biblici. E la Confindustria non ci sta. «Se l’Italia resterà fuori dal corridoio 5 - commenta Andrea Pininfarina, torinese e vicepresidente di Confindustria - il nostro Paese da penisola si trasformerà in un’isola. Quindi sono preoccupato per il fatto che la Tav si farà, ma senza legge Obiettivo». E poi: «La legge Obiettivo rappresentava uno dei punti forti raggiunti nella passata legislatura insieme alla legge Biagi e alla riforma Moratti. Mi domando - prosegue Pininfarina intervistato dalla Stampa - se realizzare grandi infrastrutture nell’ambito delle procedure ordinarie e delle conferenze dei servizi rappresenti un’astuzia politica per emarginare gli alleati sfavorevoli a simili realizzazioni». E aggiunge: «In caso contrario si tratterebbe di un esercizio di mero velleitarismo ipotizzare opere di tale contenuto senza una legge Obiettivo».
Il governo Prodi, quindi, prova a rimescolare le carte sulla Tav, ma incassa l’altolà dall’associazione degli industriali, che vede la procedura ordinaria per la relizzazione dell’alta velocità come un escamotage per rimandare l’opera alle calende greche. Anche perché la decisione del governo è stata accolta con molto entusiasmo dall’ala sinistra più radicale che appoggia il governo, tanto per intenderci la stessa ala che ha appoggiato le proteste della comunità locale della Val di Susa contro il passaggio della nuova linea ad alta velocità. Vittorio Agnoletto, eurodeputato della Sinistra unitaria europea, sempre in prima fila nei picchetti per bloccare i cantieri della Tav, ha commentato con soddisfazione che adesso «è sempre più concreta la possibilità che il corridoio 5 non si realizzi perforando i monti della Val di Susa». Con la procedura ordinaria «il finanziamento delle opere non arriverà nelle aule del Parlamento europeo prima dell’autunno. Quindi - spiega Agnoletto - c’è tutto il tempo per valutare le proposte sul tavolo, inclusa l’opzione che prevede semplicemente il potenziamento dell’attuale linea ferroviaria». Tutto il contrario di quello che dice Mercedes Bresso, presidente diessina della regione Piemonte, convinta che la procedura ordinaria permetterà di «sbloccare la situazione. A chi teme l’allungarsi dei tempi, dico che l’unico risultato certo ottenuto dalla legge Obiettivo è stato quello di non fare partire l’opera e di procurare un ritardo di anni rispetto alle previsioni».
Stasera la Bresso sarà a una cena di lavoro a Lione che precederà la riunione della commissione intergovernativa di domani mattina, in cui l’Italia comunicherà la scelta di non rinunciare al corridoio 5 (Lisbona-Kiev).

Peccato solo che, prima di comunicarlo ai francesi, la Bresso e i rappresentanti del governo non lo abbiano ancora detto ai vari Agnoletto e compagnia cantante anti-Tav.

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