Roberto Fabbri
Un infarto a novantun anni è un passaporto per laltro mondo, e infatti ieri mattina ad Augusto Pinochet, precipitato a un passo dalla morte, è stata prontamente amministrata lestrema unzione. Luomo che fu dittatore del Cile a partire dal 1973 e fino al 1990 è stato recuperato alla vita dai medici dellospedale militare di Santiago con un intervento di angioplastica che gli permette ancora di resistere. Secondo lultimo bollettino medico diffuso dal dottor Juan Ignacio Vergara nella tarda serata di ieri lex dittatore cileno Pinochet «sarebbe in condizioni gravi ma stazionarie».
Pinochet sta mostrando una vitalità straordinaria per un ormai decrepito generale in pensione che da anni porta sulle spalle una serie di pesi insostenibili. A modo suo, naturalmente. Non tanto le ombre delle tremila persone uccise o scomparse nellarco dei diciassette anni della sua dittatura; né il rimorso, che sembra non esserci o perlomeno venire soverchiato dalla pretesa di aver così servito il proprio Paese, per i circa ventottomila cileni che nello stesso periodo sono stati messi sotto tortura. Semmai il susseguirsi di arresti e di spade di Damocle giudiziarie dopo che, nel 2000, la Corte Suprema del Cile gli ha tolto limmunità parlamentare, aprendo la strada a processi che non sono mai stati celebrati ma la cui sola minaccia gli ha reso invivibile quanto gli restava da passare su questa terra.
Questi tira e molla (arresti domiciliari gli sono stati inflitti ancora nello scorso ottobre, e in novembre era tornato libero su cauzione, salvo poi ricevere un nuovo ordine di arresto una settimana fa) non è certo estraneo allo stillicidio di attacchi di cuore e ictus cerebrali che hanno ormai da anni ridotto Augusto Pinochet allombra di se stesso. Linfarto di ieri potrebbe rivelarsi il colpo finale. I medici, sette ore dopo lintervento chirurgico che lo ha strappato alla morte, parlavano di «condizioni stabili»: lex dittatore era cosciente e respirava autonomamente. Ma per il figlio Marco Antonio era «in uno stato piuttosto grave: siamo nelle mani di Dio e dei dottori». La notizia della necessità di una seconda urgente operazione per limpianto di un by-pass cardiaco, che aveva ha spinto centinaia di simpatizzanti a radunarsi allesterno dellospedale, si è poi rivelata infondata.
Pur reso fisicamente fragile dalletà e dalle vicissitudini, Pinochet non ha mai espresso ripensamenti rispetto al proprio agire negli anni della dittatura. Egli ha sempre guardato a se stesso come a un salvatore della patria, costretto dalle circostanze a impiegare metodi estremi. Chi gli è vicino ha fatto sapere che la sua principale ossessione in questi ultimi tempi, pur segnati per lui da varie altre tribolazioni, è stata quella del suo non lontano funerale, che egli pretenderebbe in forma solenne e di Stato, mentre appare a tutti evidente che tributargli un simile onore sarebbe quanto meno inopportuno.
A tutti tranne che a lui.
Infarto per Pinochet, vita appesa a un filo
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