Alcuni sono stati arsi vivi dalle fiamme. Altri sono morti soffocati, bloccati nelle loro celle. Un inferno. Ecco in che cosa si è trasformato il carcere di Comayagua, in Honduras, dopo che laltra notte è divampato un incendio: una trappola per i suoi prigionieri, con un primo bilancio, provvisorio, che parla di almeno 350 vittime. Anche se potrebbero essere più di quattrocento, circa la metà della popolazione totale del carcere.
La struttura, a nord della capitale Tegucigualpa, avrebbe dovuto ospitare al massimo 450 detenuti, ma era tragicamente sovraffollata (come molte altre nel paese, che ha un tasso di omicidi fra i più elevati al mondo): erano 853 le persone presenti. Molte persone risultano ancora disperse, e non è chiaro se si siano salvate e siano riuscite a scappare, oppure si trovino ancora nelle loro celle. I vigili del fuoco sono riusciti a domare lincendio solo dopo oltre unora: nel frattempo, molti prigionieri sono morti, perché - come hanno spiegato gli stessi pompieri - i soccorritori non avevano le chiavi delle celle, e non riuscivano a trovare le guardie. «Non potevamo liberarli» ha raccontato un vigile del fuoco alla Bbc, spiegando che alcuni detenuti, disperati, hanno tentato la rivolta per cercare di sfuggire alle fiamme. Ma per molti è stato tutto inutile. «Lunica cosa che siamo riusciti a fare è stato rompere il soffitto, per scappare dallalto» ha raccontato un sopravvissuto.
Centinaia di familiari dei detenuti, soprattutto donne (e molti bambini) hanno preso dassalto il carcere, dopo avere tentato invano di ottenere notizie sulla sorte dei loro cari. Hanno circondato la struttura e iniziato a protestare, lanciando sassi contro gli agenti. I poliziotti hanno risposto con lacrimogeni e colpi sparati in aria, ma alla fine la folla ha fatto irruzione. Il presidente Lobo ha convocato durgenza il consiglio di sicurezza e invocato una indagine «piena e trasparente», sospendendo i vertici del penitenziario.
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