Infibulazione, in Lombardia orrore record

Dilaga con l’immigrazione anche la pratica tribale delle mutilazioni ai genitali femminili. Nelle città lombarde 40mila vittime potenziali. Spesso sono ragazze con meno di 17 anni

La Lombardia è la regione italiana in cui le mutilazioni genitali femminili sono più praticate. Sono quasi 40mila le possibili vittime dell’orrore.
Le mutilazioni genitali sono una terribile pratica tribale originaria dell’Africa, di recente «ripescata» da uno pseudo-Islam integralista e misogino. Si tratta della clitoridectomia, vale a dire l’escissione del clitoride, e dell’infibulazione, cioè la restrizione - o la chiusura - dell’apertura vaginale mediante cucitura. Una mutilazione che i maschi della famiglia praticano sulle bambine per preservarne la verginità, facendone un mero oggetto sessuale. Un intervento in genere eseguito oltretutto senza alcuna precauzione igienica o sanitaria, e carico di conseguenze tremende, fisiche oltre che psicologiche. Pericoli immediati, come infezioni, setticemie, tetano. E terribili conseguenze perpetue: complicazioni nel parto, rapporti sessuali dolorosi.
In Italia sono 110mila le donne provenienti da Paesi in cui le mutilazioni sono una «pratica culturale diffusa». La stima è contenuta in una ricerca commissionata dal ministero delle Pari opportunità. L’80 per cento di queste donne e delle bambine che in Italia hanno subito le mutilazioni genitali è concentrato in quattro regioni: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Lazio. In Lombardia si concentra il 35 per cento delle donne potenzialmente mutilate (38.970). A seguire Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte e Toscana. Il 4,2% di tutte queste donne è rappresentato da bambine e adolescenti con meno di 17 anni che subiscono la mutilazione nel nostro Paese o nei periodi di soggiorno nei Paesi d’origine. Entro il 2050 saranno 30-40mila le under 17 mutilate sessualmente. A quella data, si ipotizza che nel nostro Paese la pratica sarà estinta. Sono circa 35mila le donne immigrate vittime di questa pratica prima di venire in Italia o una volta giunte qui. Le loro figlie, circa 4.600 ragazzine che hanno meno di 17 anni, sono il «serbatoio» dal quale provengono le oltre mille sfortunate che porteranno per tutta la vita i segni delle mutilazioni e conseguenze sanitarie gravissime. Le adolescenti immigrate da Paesi africani che hanno già subito, o potrebbero subire nel nostro Paese, mutilazioni genitali.
L’eurodeputata del Pdl Cristiana Muscardini da anni è impegnata contro le mutilazioni genitali femminili. Nella scorsa primavera ha presentato a Strasburgo una relazione per chiedere agli Stati dell’Ue di armonizzare le legislazioni penali vigenti punendo l’infibulazione e le altre mutilazioni. «Non sono solo un’infamia che provoca menomazioni, dolore e umiliazione - dice la Muscardini - ma anche un marchio fisico e di emarginazione culturale per tante bambine. La Lombardia è stata la prima Regione a finanziare un progetto su questo, ma occorre riprendere la battaglia. Spesso i casi emergono a scuola o nel corso di ricoveri ospedalieri per altre cause.

Gli sportelli e le strutture di sostegno all’immigrazione non sono attrezzate contro questa tragedia. Occorre che i permessi di soggiorno siano revocati in presenza di fatti del genere, ma occorre anche che il personale sanitario non mostri alcuna compiacenza, denunciandoli alle autorità».

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