La crisi del debito sovrano sta imponendo allEuropa un prezzo sempre più salato da pagare. Su tutti i fronti. Anche su quello dellinflazione, salita in settembre al 3% nelleuro zona e al 3,1% in Italia, con un moto ascensionale dovuto al maggior costo delle materie prime provocato dal deprezzamento delleuro. I mercati finanziari, ieri, non lhanno presa bene: ribassi compresi tra l1,4% di Milano e il 2,7% di Francoforte (-0,9% Wall Street a unora dalla chiusura), in parte riconducibili alle tensioni in Grecia, dove è continuata loccupazione di alcuni ministeri come segno di protesta nei confronti della troika di Ue-Bce-Fmi, costretta a lavorare in un edificio lontano dal dicastero delle Finanze.
Rispetto alle reazioni nevrotiche degli ultimi mesi, la risposta di ieri delle Borse è stata da manuale. Il surriscaldamento dei prezzi al consumo, di inconsueta virulenza se paragonato ai livelli di agosto (2,5% a livello europeo), azzera infatti le chance di un taglio dei tassi da parte della Bce, che giovedì prossimo riunirà il board. Un picco del 3% non si vedeva dallottobre 2008. Ovvero da quel periodo funesto in cui le quotazioni del petrolio erano alle stelle (oltre 145 dollari il barile) e Lehman Brothers era arrivata al capolinea. Ricordare il 2008 serve per inquadrare come si comportò lEurotower davanti a un quadro palesemente recessivo, ma anche fortemente squilibrato sul fronte dellinflazione. Ebbene, Francoforte non ebbe alcun dubbio amletico, ma decise senza esitazioni di alzare il costo del denaro. Mossa criticata da più parti, ma che Trichet ha difeso ancora di recente.
Del resto, fin dallinizio dellanno, gli obiettivi della Bce erano chiari: stemperare linflazione in modo da riportarla vicina alla soglia di tolleranza del 2%. Due mini-strette sono infatti arrivate, e hanno ricollocato i tassi all1,5%. Trichet avrebbe voluto metterne in campo una terza in luglio, ma con la crisi del debito giunta al nadir è stato costretto a soprassedere. Dai propositi di serrare i bulloni della politica monetaria si è poi passati, nei giorni scorsi, alle aperture verso un taglio dei tassi fatte anche da un falco come Yves Mersch, governatore della Banca del Lussemburgo. Giustificate da una crescita economica in frenata e da una situazione occupazionale allarmante (al 10% il tasso dei senza lavoro in agosto), messa nero su bianco proprio ieri da un rapporto della Commissione Ue in cui si parla di un mercato del lavoro su livelli «molto inferiori a prima della crisi», in parte per le «misure di politica fiscale prese dai governi nazionali». Ciò vale anche per lItalia, dove il ritmo delle assunzioni è destinato «probabilmente a restare debole per qualche tempo». A preoccupare Bruxelles è «soprattutto la disoccupazione giovanile (al 27,6% nel nostro Paese rispetto a una media del 20,4%, ndr) e la precarietà sempre più spinta».
Certo la Bce non è insensibile ai problemi legati alla crescita, ma il colpo di coda del carovita in settembre rimescola le carte, ridistribuendole a favore di un mantenimento dello status quo. A patto che la Bce non consideri temporanea lascesa dei prezzi. Difficile tuttavia crederlo. In Italia alcune associazioni di consumatori sostengono che il balzo dellinflazione è causato dallaumento dellIva, ma il fenomeno è generalizzato. E si spiega appunto con i maggiori costi sostenuti per lacquisto delle materie prime a causa della svalutazione delleuro.
Se la moneta unica riprende quota, è possibile imbrigliare linflazione. Ma per poterlo fare, leuro zona deve risolvere la crisi del debito. Cominciando a sciogliere il nodo della Grecia. La troika Ue-Bce-Fmi è ancora al lavoro ad Atene. Per sbloccare lultima tranche di aiuti da 8 miliardi, gli ispettori pretendono lattuazione delle promesse liberalizzazioni nel settore dei trasporti, mentre continua il pellegrinaggio del premier greco, George Papandreou, nelle capitali europee.
Inflazione e Grecia spaventano le Borse
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