Influenza suina, 18 casi I medici: «Non c’è allarme, non venite in ospedale»

Diciotto milanesi hanno contratto il virus dell’influenza suina, da maggio a oggi. Nessuno è stato ricoverato, molti di loro non hanno neppure avuto sintomi. Provenivano da Paesi considerati a rischio e hanno chiesto in ospedale di fare il tampone, l’esame che attesta la presenza del virus H1N1. Come loro altre 177 persone che sono però risultate negative (43 avevano contratto l’influenza A o B). Fra questi anche due adolescenti milanesi, rientrati dal college inglese dove si erano verificati casi di influenza suina. Avevano la febbre e si sono precipitati alla clinica pediatrica De Marchi. I risultati per loro sono arrivati mercoledì: negativi entrambi.
I campioni degli esami vengono analizzati al Sacco, al laboratorio gestito dalla dottoressa Maria Rita Gismondo. Ed è proprio il direttore sanitario del Sacco, Callisto Bravi, a tranquillizzare: «È un influenza come tutte le altre, siamo nella fase pandemica ma questo non significa che il virus sia particolarmente pericoloso, soltanto che è ormai diffuso in tutto il mondo (la cartina dell’Oms mostra che ci sono stati episodi di influenza ovunque: Australia, Giappone, Russia, Asia, Europa, Africa e Americhe)». Per questo secondo gli esperti chi si è ammalato non dovrebbe richiedere il test, «consigliamo di comportarsi come in inverno quando si prende l’influenza - propone Giuliano Rizzardini responsabile del dipartimento di malattie infettive del Sacco - Ci si fa visitare dal medico e se sopraggiungono complicazioni si interviene di conseguenza. Con antibiotici se si teme un’ulteriore infezione batterica o con un ricovero se la situazione dovesse precipitare». Il suggerimento è dunque di non affollare inutilmente i pronto soccorso. Le 18 persone che si sono ammalate si sono curate con la tachipirina per abbassare la febbre, in alcuni casi i sintomi sono scomparsi da soli. Sono giovani ed erano appena rientrati da uno dei Paesi considerati a rischio. Quattro anni fa la Regione ha istituito con delibera il «piano pandemico» che coinvolge tutti gli ospedali, l’assessore Luciano Bresciani è appena stato in Messico per confrontarsi con le autorità locali. «In maggio è scattata l’allerta - riferisce Antonella D’Arminio Monforte dirigente della clinica malattie infettive del San Paolo - Si sono verificati i primi casi, eravamo in contatto continuo fra un ospedale e l’altro. Si sono presentate quattro persone, soltanto una con il virus. Ma quando le abbiamo comunicato i risultati la febbre era già scomparsa. Di fatto si è più contagiosi durante l’incubazione». Per la dottoressa D’Arminio le 18 persone che hanno contratto il virus sono fortunate «lo hanno preso in forma leggera e sono già immunizzate. L’H1N1 ha le potenzialità per diffondersi ampiamente perchè nessuno finora è mai entrato in contatto con questo tipo di virus, la popolazione non ha l’immunità specifica che ha invece verso gli altri virus influenzali. Un altro timore: che nel replicarsi l’H1N1 diventi più aggressivo.

Ma questo si saprà soltanto fra qualche mese».

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