Bisogna essere generosi con Maurizio Zamparini e Aurelio De Laurentiis, presidenti di Palermo e Napoli. E non solo per i generosi investimenti realizzati nel calcio. Senza i loro quotidiani interventi molti siti dovrebbero andare in vacanza, qualche radio affidarsi ai bollettini meteo e alcuni giornali puntare sugli amorazzi estivi. E invece no. Grazie a quei due che cento ne pensano e mille ne scodellano, si può azionare il registratore e via con le "sparate" che rendono ancora più bollente questo agosto 2011. L'ultima del presidente Zamparini, da un certo punto di vista, è un'autentica sorpresa. Niente più veleni destinati a calciatori fannulloni o ad allenatori incapaci esonerati in quantità industriale ma una intemerata a caldo rivolta contro il pubblico di Palermo accusato di scarsissimo entusiasmo dopo la sconfitta per 3 a 2 con il Fenerbahce: «Probabilmente dopo 10 anni comincio a puzzare in questa città... Sono deluso dellatteggiamento di una parte del pubblico e della stampa locale. Confermo la volontà di lasciare», ha detto. Pioli, appena arrivato sulla panchina, è stato invece difeso con le unghie e con i denti. Verrebbe da chiedersi: scusi, Zamparini ma cosa le succede? Solo poi, alla fine di un "accorato" intervento radiofonico su Radio radio, è riuscito a declinare una verità che non può essere nascosta. Ed è la seguente: «Per quel che fattura il Palermo, questa è la squadra che possiamo permetterci, stipendio massimo di 1 milione di euro, non certo Pastore che a Parigi può guadagnare 4 milioni di euro!». E ci vuole tanto a raccontare la realtà?
Aurelio De Laurentiis ha fatto anche di meglio rispetto al suo sodale Zamparini. I due, tra l'altro, sono ottimi amici. Si consultano spesso, a volte concludono proficui affari (Cavani), sotto sotto si spiano anche invidiosi l'uno dell'audience riscosso dall'altro. Al debutto internazionale del suo Napoli, poche ore prima del trofeo Gamper, a Barcellona, don Aurelio ha promesso di studiare il modello Barça e la sua cantera, di decifrare meglio il fenomeno facebook, prima di randellare a destra e sinistra qualche esponente di spicco del calcio e alcuni colleghi («si facciano pure i fatti loro, falliscano pure. Stanno pensando ancora allo scudetto del 2006 invece di pensare al futuro, io sono basito... La Figc? Il presidente Abete si deve far da parte. Si continua a ignorare che i club sono diventati Spa, ed è una mancanza da denuncia». Passi per Abete cui ha inoltre rimproverato di avere a cuore l'interesse unico di far partire il campionato senza sciopero. Poi, nell'eccitazione da conferenza-stampa, il presidente del Napoli ha puntato il dito contro Platini accusandolo di pensare vecchio e proponendo la superlega europea («Sto chiedendo da due anni a Platini di fare qualcosa di diverso: cancellare le competizioni esistenti e fare solo un grande torneo europeo a 8 squadre»). Bisognerà che qualcuno del suo staff, dotato di memoria, lo informi: mentre lui era impegnato a girare cine-panettoni, da queste parti la stessa proposta, rivoluzionaria per i tempi, fu avanzata e cavalcata la bellezza di 25 anni fa da un imprenditore di nome Silvio Berlusconi.
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