Succede che alcune migliaia di vedove di dipendenti pubblici si siano viste tagliare la propria pensione di reversibilità (insomma quella ereditata dal marito scomparso) del 10 per cento. Una piccola storia di ingiustizia sociale che non trova posto in un racconto di Wodehouse, ma nei commi 774, 775 e 776 (tanto ci vuole) della Finanziaria di Tommaso Padoa-Schioppa. Succede che questo giornale abbia più volte criticato il governo per non voler mettere mano alla riforma delle pensioni. Anzi di essere caduto nella tremenda trappola di voler modificare il cosiddetto scalone di Maroni, che porterebbe d’amblé nel 2008 a 60 anni l’età pensionabile e farebbe risparmiare 39 miliardi in cinque anni.
Ogni anno lo Stato spende 160 miliardi di euro per pagare pensioni a 16 milioni di italiani. Si tratta del 16 per cento della ricchezza prodotta in un anno. Una montagna di quattrini. Abbiamo 71 pensionati per cento dipendenti. E se le regole non verranno rese più stringenti tra 20 anni avremo 104 pensionati ogni 100 lavoratori. Un terzo di coloro che godono di un trattamento previdenziale sono nella fascia d’età che va dai 40 ai 64 anni. Un intervallo di tempo in cui, nei Paesi civili, si lavora. E in effetti si fa anche da noi: con una pensione bassa corrisposta dallo Stato e un lavoro in nero pagato dalla collettività.
Ebbene in questo scenario cosa pensa di fare il governo? Tagliare di cento euro la pensione di una vedova con più di 75 anni e con un assegno mensile che passa così da mille a 900 euro. Che tipo di equità, parola di cui il governo si riempie la bocca, è questa?
Il «comma Fuda», come quello Ventidue, e come il nostro «comma 775» ci rende pazzi. Non ha responsabili: è il frutto perverso e vigliacchetto di un governo di ottimi che sciattamente fa esibizione di pubbliche virtù. Si riformi pure il sistema previdenziale italiano. Come d’altronde ci chiedono un po’ tutti. Si assicuri per questa via un futuro previdenziale a milioni di giovani che altrimenti si troveranno in tasca solo qualche risparmio fatto sulle ricariche telefoniche. Si tocchi il privilegio, sì il privilegio, tutto italiano di smettere burocraticamente di lavorare a 57 anni. E ancora. Visto che la schiena è dritta e ben disposta si faccia davvero la riforma della pubblica amministrazione. Si trovi il coraggio, così come si è avuto con tante professioni liberali, di andare ad incidere nella carne viva della prima corporazione italiana: il sindacato. Ma cosa c’entrano i cento euro di qualche migliaia di vedove intorno agli 80 anni tutto ciò è misterioso.
È spiegabile solo in un mondo in cui i rapporti di forza prendano il sopravvento sulla politica.
Hayek lo sapeva: il peggior nemico della «giustizia sociale» è chi la propaganda. Essendo quest’ultima un puro miraggio.
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