La guerra per il mondo alla fine del mondo. Non cè pace per gli abitanti delle isole Falkland, che gli argentini, trentanni dopo aver perso la guerra con gli inglesi, continuano a chiamare Malvinas. In questo posto, al confine tra il nulla e la vita perfetta, tra foche, e balene, tra pecore dalla lana bianchissima e strade sassose, la diffidenza è tornata alta tensione. Argentini contro inglesi per il possesso delle isole. Ancora. Il governo di Buenos Aires resta determinato ad ottenere per vie diplomatiche la sovranità sullarcipelago, incontrando però la ferma opposizione di Londra. Lultimo schiaffo inglese è larrivo del principe William sullisola. Una lunga missione di addestramento di sei settimane. Non assumerà nessuna funzione ufficiale legata al suo status di membro della Royal Family, hanno subito fatto sapere da Londra, eppure la mossa non è stata gradita da Buenos Aires e ha riacceso le polemiche. Tensione e nervosismo dopo che il governo britannico ha approvato dei piani di emergenza per un eventuale rafforzamento della presenza militare nelle isole. Apriti cielo.
I battibecchi ormai tra i due Paesi sono allordine del giorno. Laltro ieri in Parlamento, il premier David Cameron, dopo aver detto di aver convocato il Consiglio nazionale di sicurezza per «assicurare la nostra difesa» dellarcipelago, ha tacciato lArgentina di «colonialismo», perchè gli abitanti delle isole «vogliono continuare ad essere britannici, mentre gli argentini pretendono che siano unaltra cosa». Immediate le risposte della controparte. «Sono parole del tutto offensive, soprattutto trattandosi della Gran Bretagna», ha reagito il ministro degli esteri, Florencio Randazzo.
«Invece di convocare il Consiglio di sicurezza, Londra dovrebbe chiamare il segretario dellOnu Ban Ki Moon per fargli sapere se accetta le tante risoluzioni dellorganismo che propongono un dialogo per una soluzione pacifica», ha replicato a sua volta il ministro degli esteri Hector Timerman, in viaggio nei Paesi dellAmerica Centrale, per sommare appoggi politici alla causa argentina. E per il momento Timerman si è mosso bene visto che a dicembre ha persuaso Brasile, Uruguay e Cile a unirsi alla risoluzione del Mercosur per respingere le imbarcazioni battenti bandiera delle Falkland.
Sono mesi che la presidenta Cristina Kirchner chiede la ripresa di negoziati sul futuro dellarcipelago, denunciando «larroganza» del governo inglese per il rifiuto ad accogliere tale richiesta. Ma non cè solo nazionalismo dietro a queste guerriglie diplomatiche. Cè il petrolio, scoperto nel 2011. Immediatamente Buenos Aires ha detto: «E nostro. Come le Malvinas». «Non scherzate, la sovranità non è in discussione», la risposta da Londra.
Le operazioni per lestrazione del greggio dovrebbero iniziare nel 2016, ci penserà un gruppo che si chiama RockHopper, come i pinguini dellarcipelago abitato da cinquemila persone. Tremila civili e duemila militari. Qualche decina di cileni, una manciata di argentini. Tutti gli altri orgogliosamente inglesi. Circa cinquantamila i turisti che arrivano con le navi da crociera ogni anno. Diecimila quelli che sbarcano dagli aerei. Turismo in crescita, +17%. Grandi investimenti sulle energie alternative. E, adesso, loro nero.
Per questo la Kirchner ha rialzato la testa. La RockHopper ha previsto un investimento da due miliardi di sterline. «Saremo in grado di produrre centoventimila barili al giorno». Una miniera. Illegale, secondo Buenos Aires. Il Brasile si è unito alla protesta. «Le Falkland sono uninvenzione». Unalleanza tra donne, lultranazionalista Cristina con la socialista Dilma Rousseff. Due combattenti. Apparentemente diversissime. Ma con una tesi comune. «Le Falkland sono la fioca reliquia di un passato coloniale. Nessuno può pensare di fare parte di una nazione a 14 mila miglia di distanza».
Agli argentini non resta che trovare una loro spiegazione: «Ovviamente in un momento in cui ci sono solo residui di colonialismo, la Gran Bretagna, nel declino del suo impero, decide di riscrivere la storia».
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