Gli inglesi tassano le auto a miglio

Eleonora Barbieri

C’è una parola che preoccupa il ministro britannico dei Trasporti Douglas Alexander: congestion. È il traffico, che ancora attanaglia il centro di Londra, nonostante l’introduzione, tre anni fa, del congestion charging, il biglietto di cinque sterline (7,5 euro) da pagare per entrare nel centro della capitale, e che coinvolge molte altre strade del Regno, tangenziali, statali, arterie delle grandi città. Per ridurre gli ingorghi, il ministro pensa ora a un piano nazionale di pedaggi che gli automobilisti dovranno versare in base alle distanze e alle strade percorse e che dovrebbe entrare in vigore già dal prossimo anno. È quanto rivela il Sunday Times, entrato in possesso di una lettera inviata dal responsabile dei trasporti al leader dei Comuni Jack Straw. E, secondo ulteriori indiscrezioni dell’agenzia Reuters, il prezzo si dovrebbe aggirare intorno a 1,3 sterline per ogni miglio, ovvero 1,9 euro per 1,6 chilometri: una cifra che, di fatto, renderebbe l’uso dell’auto quasi impraticabile o, comunque, confinato soltanto a casi di emergenza.
Il 39enne ministro laburista, di origine scozzese, vorrebbe elaborare un tariffario generale, valido per tutti, indipendentemente dalle iniziative adottate a livello locale: già da sei anni, infatti, i consigli comunali hanno la possibilità di imporre pedaggi. Finora, però, gli inglesi si sono mossi quasi del tutto gratuitamente lungo la loro isola, visto che si paga soltanto per guidare nel centro di Londra, in una via della cittadina di Durham e lungo un tratto dell’autostrada «M6» nei pressi di Birmingham. Per il resto, a differenza di quanto accade negli altri Paesi del Vecchio continente, le auto possono circolare gratis.
Il progetto di Alexander, quindi, benché non voglia «imporre» decisioni a livello locale (come un portavoce del ministro si è affrettato a precisare ieri, di fronte all’interesse suscitato dalla notizia), mira a «spianare la via verso un piano nazionale di pedaggi», da realizzare sul medio o lungo periodo. E, per essere sicuri che tutti versino il loro obolo alla causa della decongestione stradale, gli automobilisti dovranno montare una scatola nera a bordo della propria vettura, in modo che lo Stato possa spedire a casa una bolletta personalizzata, a seconda dei chilometri macinati e dei tragitti effettuati.
Tanto rigore ha un obiettivo preciso: «Sostenere ulteriormente i nostri sforzi per ridurre il traffico e migliorare il trasporto pubblico, soprattutto nelle grandi città, oltre a Londra», come spiega il ministro nella sua lettera che, secondo il Sunday Times, risale al 20 luglio scorso.
Il nuovo «codice dei trasporti» proposto da Alexander rischia però di trasformarsi in un salasso per gli automobilisti britannici: la tariffa di 1,3 sterline a miglio, infatti, non riguarderebbe soltanto alcuni grossi centri urbani ma, anche, le strade principali e le tangenziali intorno alle città. In particolare, la zona della cosiddetta Great Manchester, le Midlands occidentali e la regione di Tyne and Wear, sulla costa orientale dell’Inghilterra. L’idea di Alexander è quella di acquisire nuovi poteri, in modo da «centralizzare» il sistema tariffario, rendendolo uniforme fra una località e l’altra: ufficialmente, infatti, uno standard generale servirebbe a non «creare confusione» fra i cittadini.

In realtà, una cornice statale consentirebbe di imporre pedaggi più estesi: «La legislazione attuale - scrive il ministro - offre strumenti limitati per rendere a pagamento la rete di strade principali non comprese nei piani comunali». Il pedaggio lungo le tangenziali, quindi, è il primo passo verso una rete a pagamento nazionale: unica e, quindi, proibitiva per tutti.
Eleonora Barbieri

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