Nei 5 ultimi anni del Telecom Italia Open, quelli che hanno visto nascere e crescere il gemellaggio tra la federazione italiana golf e l’European Tour, l’esperimento di partnership (unico nel suo genere) ha fatto passi da gigante e non è una sviolinata affermare che questa edizione del nostro massimo torneo a livello internazionale è la migliore in assoluto. L’abbinata Fig-European Tour arrivò in un momento di massima incertezza per lo svolgimento o meno dell’Open d’Italia e solo il desiderio e la volontà delle due componenti riuscì a salvarne le sorti. Fu come ricominciare tutto da capo, dare una svolta netta alla macchina organizzativa e anche assumersi dei bei rischi anche dal punto di vista finanziario. Ora il sole è tornato a splendere sul torneo e ogni componente s’è andata perfettamente integrando.
Quest’anno il campo di gara si presenterà più impegnativo non solo per le modifiche a un paio di buche rese più lunghe ma anche per i contorni dei fairways che richiedono ora maggior precisione nei colpi di partenza e che aumentano le difficoltà per chi abbandona la retta via. Arnold Palmer, «the King» che ha progettato il percorso di Tolcinasco (visita il sito del Castello di Tolcinasco Golf & Country Club), sarebbe perfettamente concorde con gli adattamenti apportati che più sono consoni ai nuovi livelli raggiunti dal golf professionistico, soprattutto in considerazione delle nuove tecniche che mettono a disposizione dei gareggianti strumenti di gioco sempre più evoluti e propensi a aumentare le distanze ottenibili coi singoli colpi. I campi di ieri possono sembrare ad alcuni troppo «corti» per la potenza di gioco odierna ma come l’Augusta National, sede del Masters dal 1934, dimostra bastano a volte poche modifiche, qualche centinaia di metri in più e soprattutto green veloci e fairways contornati da rough ben sviluppati per complicare e «difendere» un campo che se nato da un grande progettista sa resistere nel tempo.
Dicevo che questo Telecom Italia Open ha una griglia di partenza di tutto rispetto. È vero: ci sono i «miti » per accontentare gli sfegatati che se non leggono un grande nome storcono il naso: Tom Leaman, recente capitano di Ryder Cup per parte yankee, e il suo equivalente europeo Ian Woosnam che in Irlanda, al K. Club erano i due registi, fuori campo, delle rispettive squadre stavolta si affronteranno in campo.
C’è Steve Jones, campione open degli Usa nel ’96 e il folcloristico connazionale Duffy Waldorf, colle sue improbabili e variopinte magliette; c’è Sundy Lyle, vincitore di un Masters e di un British Open e Paul Lawrie ultimo europeo a vincere il British. Pronostici e previsioni mi azzarderò a farle solo su queste pagine giovedì, dopo avere visto i possibili protagonisti giocare nella Pro-Am Siemens. Il mio sogno è anche vedere questo 64˚ Telecom Italia Open su di un rush finale tra Francesco Molinari, Peppo Canonica ed Edoardo Molinari: un Open «fratricida » con il Peppo «genio e sregolatezza» a dire la sua. Ma lo ripeto sono un «vecchio» sentimentale e comunquequel che più conta è che l’Open d’Italia sia rientrato alla grande tra i protagonisti del Circo verde europeo. Bravi!
Ps.
Notizia dell’ultima ora: ho appena parlato con l’asso gallese Ian Woosnam che ha dovuto ritirarsi dall’Open di Spagna causa un’infezione intestinale contratta in Thailandia. Gli ho consigliato una cura intensiva di Imodium e speriamo che funzioni! Ma le speranze di vederlo in campo a Tolcinasco sono davvero ridotte al lumicino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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