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Ictus, la neuro-tecnologia che restituisce la mobilità

Secondo Marco Capogrosso, assistente professore di chirurgia neurologica e co-autore dello studio, questa scoperta è una speranza concreta per le terapie di riabilitazione a seguito di un colpo apoplettico

Ictus, la neuro-tecnologia che restituisce la mobilità
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Secondo recenti statistiche, in Italia è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie e rappresenta il principale fattore di invalidità. Stiamo parlando dell'ictus, altrimenti definito colpo apoplettico, una grave condizione che si verifica nel momento in cui i rifornimenti di sangue al cervello si riducono o si interrompono completamente. Il mancato apporto della giusta quantità di ossigeno si traduce nella morte del tessuto cerebrale coinvolto. Il 75% delle diagnosi interessa individui con età superiore ai 65 anni, soprattutto uomini. Tuttavia la problematica può interessare anche soggetti più giovani. Esistono due tipologie di ictus:

  • Ischemico: è il più frequente ed è provocato dal restringimento o dalla totale occlusione di un vaso arterioso cerebrale;
  • Emorragico: è il più pericoloso ed è la conseguenza della rottura di un'arteria cerebrale. La perdita ematica, facendo pressione sul tessuto cerebrale, provoca sovente danni irreversibili.

L'ictus è una vera e propria emergenza medica e il tempo è un fattore determinante per la prognosi. Il Ministero della Salute ha stilato una serie di linee guida finalizzate a far comprendere a quante più persone possibili le modalità di comportamento da adottare con la comparsa dei primi sintomi. Ne abbiamo parlato in questo articolo.

Le cause e i fattori di rischio dell'ictus

Il restringimento o l'occlusione di un vaso arterioso alla base dell'ictus sono favoriti da una serie di fattori di rischio che possono essere modificabili e non modificabili. Dei primi fanno parte alcune patologie e determinati stili di vita deleteri. Ad esempio l'ipertensione cronica, il diabete, l'ipercolesterolemia, l'obesità, il sovrappeso, l'abuso di alcol, il fumo di sigaretta e l'uso di droghe. Tra i fattori di rischio non modificabili rientrano il sesso maschile, l'età avanzata, l'appartenenza alla popolazione africana, asiatica e caraibica, la familiarità con determinate malattie cardiache e con il TIA (attacco ischemico transitorio).

Attenzione anche al pisolino pomeridiano. Di recente, infatti, gli scienziati del Xiangya Hospital Central South University, con uno studio pubblicato su Hypertension, hanno scoperto che la cosiddetta siesta è associata a maggiori probabilità di soffrire di ictus e di ipertensione. Tuttavia i ricercatori hanno precisato che non è stata ancora individuata la relazione di causa-effetto. Ne abbiamo parlato in questo articolo.

I sintomi e le conseguenze dell'ictus

La sintomatologia dell'ictus compare in maniera repentina. Chi ne è colpito lamenta subito una strana perdita di forza o di sensibilità ad un arto. Seguono altre manifestazioni quali formicolio al viso, disartria (difficoltà nell'articolare in maniera corretta le parole), afasia (difficoltà a comprendere il significato delle parole), bocca storta. Non sono poi rari altri disturbi: atassia (mancanza di coordinazione), diplopia (visione doppia), confusione mentale, mal di testa, nausea, vomito.

Purtroppo, come già detto, l'ictus è una condizione molto grave e, se non viene preso in tempo, può causare la morte o una serie di conseguenze invalidanti. Tra queste:

  • Paralisi semi-totale o totale dei muscoli motori;
  • Dolore cronico;
  • Problematiche del linguaggio e della deglutizione;
  • Incapacità di ragionamento;
  • Perdita della memoria;
  • Cambiamenti del comportamento.

Ictus, le frontiere della neuro-tecnologia

Gli scienziati dell'Università di Pittsburgh, della Carnegie Mellon University e dell'UPCM (University Pittsburgh of Medical Center) hanno scoperto una nuova neuro-tecnologia che stimola il midollo spinale e migliora istantaneamente la mobilità degli arti superiori. Ciò consente ai soggetti colpiti da ictus, sia di lieve che di grave entità, di svolgere con più facilità le attività della vita quotidiana. Lo studio è stato pubblicato su Nature Medicine.

Fulcro della neuro-tecnologia sono un paio di sottili elettrodi metallici impiantati lungo il collo che permettono ai pazienti di aprire e chiudere completamente il pugno e persino di usare forchetta e coltello, di sollevare il braccio sopra la testa o di utilizzare nuovamente le mani. Attualmente non esistono trattamenti efficaci per curare la paralisi nella cosiddetta "fase cronica del colpo apoplettico" che inizia circa sei mesi dopo l'evento.

«Abbiamo scoperto - ha affermato il co-autore senior, Ph.D. e assistente professore di chirurgia neurologica a Pittsburgh Marco Capogrosso - che la stimolazione elettrica di specifiche parti del midollo spinale consente agli individui di riacquistare piena mobilità. Ma la vera rivoluzione è aver compreso che in alcuni casi, dopo alcune settimane di sedute, i miglioramenti permangono nel tempo anche laddove non viene più eseguita nessuna stimolazione.

La stimolazione del midollo spinale

La stimolazione del midollo spinale consiste in una serie di elettrodi posizionati sulla superficie con l'obiettivo di scaricare impulsi elettrici che attivano subito le cellule nervose. Questa tecnologia viene già impiegata per trattare il dolore cronico. Dopo anni di studi preclinici che hanno coinvolto modelli computerizzati e test sugli animali, i ricercatori sono stati autorizzati a testare la terapia sugli esseri umani.

«I nervi sensoriali del braccio e della mano inviano segnali ai neuroni motori del midollo spinale che controllano i muscoli dell'arto» ha dichiarato Douglas Weber, Ph.D. e professore di ingegneria meccanica presso il Neuroscience Institute della Carnegie Mellon University. «Stimolando questi nervi sensoriali possiamo amplificare l'attività dei muscoli indeboliti dall'ictus. È importante che il paziente mantenga il pieno controllo dei propri movimenti: la stimolazione è assistita e rafforza l'attivazione muscolare solo quando i soggetti cercano di muoversi».

In una serie di test adattati ai singoli partecipanti, la stimolazione ha permesso di eseguire compiti di diversa complessità. Le valutazioni cliniche hanno dimostrato che la stimolazione delle radici nervose cervicali migliora immediatamente la forza, l'ampiezza di movimento e la funzionalità del braccio e della mano. Inoltre gli effetti di questa neuro-tecnologia sembrerebbero più duraturi di quanto gli scienziati avessero inizialmente pensato.

Ha così concluso Capogrosso: «Questa scoperta rappresenta un grande passo avanti per la scienza e una speranza concreta per le terapie di riabilitazione a seguito di un ictus».

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