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Recupero cerebrale dopo un incidente: come funziona il nuovo impianto

Grazie alla stimolazione cerebrale profonda, i pazienti possono recuperare numerose funzionalità ormai sparite dalla quotidianità a seguito di incidenti e gravi malattie: ecco come si realizza e i campi d'applicazione

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Inviare impulsi al cervello per recuperare il più possibile le sue funzionalità che a causa di incidenti e malattie sono venute meno: è questo l'obiettivo, fin qui ottenuto con successo, degli studiosi dell'Università di Stanford Medicine che hanno messo a punto un impianto per la stimolazione cerebrale ottenuta con stimolazioni elettriche.

I risultati della ricerca

La "Deep brain stimulation" è la stimolazione cerebrale profonda che prevede l’impianto di elettrodi all’interno di alcune aree del cervello. Gli elettrodi producono impulsi elettrici che influenzano l'attività cerebrale per trattare determinate condizioni mediche quali Parkinson, depressione, epilessia per citare gli esempi più eclatanti. "La quantità di stimolazione nella stimolazione cerebrale profonda è controllata da un dispositivo simile a un pacemaker posizionato sotto la pelle. Un filo che viaggia sotto la pelle collega questo dispositivo agli elettrodi nel cervello", spiegano gli esperti.

La storia della paziente

Nel caso specifico, lo studio pubblicato su Nature ha preso in esame cinque partecipanti (tra 22 e 60 anni) che avevano subìto perdite di memoria in un periodo compreso fra i 3 e i 18 anni prima e sottoposti a intervento chirurgico per il posizionamento degli elettrodi: i risultati hanno mostrato un miglioramento delle loro facoltà dal 15% al ​​52% rispetto a prima. Tra i pazienti che ha voluto rilasciare una breve intervista alla Stanford Medicine c'è Gina Arata che nel 2001 subì un trauma cranico dopo un incidente stradale non riuscendo nemmeno a svolgere, successivamente, i compiti più facili. Diciassette anni dopo le impiantarono un dispositivo in profondità nel cervello e la sua vita riprese a funzionare per il meglio. "Non inciampo più. Ricordo quanti soldi ci sono nel mio conto bancario. Non sapevo leggere, ma dopo l'impianto ho comprato un libro, Where the Crawdads Sing, e l'ho adorato e me lo ricordavo. E non ho quel carattere irascibile", ha dichiarato.

Per Gina e gli altri pazienti il dispositivo sperimentale di stimolazione cerebrale profonda ha ripristinato, a vari livelli, le capacità cognitive che avevano perso a causa di lesioni cerebrali subìte anni prima. La nuova tecnica è la prima che si mostra davvero efficace contro i danni di lunga durata derivanti da lesioni cerebrali traumatiche da moderate a gravi.

I campi di applicazione

Il nuovo dispositivo è in grado di collegare il talamo, una stazione di rilancio nel profondo del cervello, a vari punti in tutta la corteccia tra i quali c'è lo strato esterno del cervello che controlla le funzioni cognitive superiori. Dopo una fase di assestamento per le prime due settimane per ottimizzare la stimolazione, i partecipanti hanno trascorso 90 giorni con il dispositivo acceso per 12 ore al giorno. I loro progressi sono stati misurati tramite un test standard sulla velocità di elaborazione mentale (chiamato trail-making), che prevede il tracciamento di linee che collegano un miscuglio di lettere e numeri. "È un test molto delicato proprio su ciò che stiamo osservando: la capacità di concentrarsi, concentrarsi e pianificare, e di farlo in un modo che sia sensibile al tempo", ha dichiarato Jaimie Henderson, professore di neurochirurgia e co-autore senior dello studio.

"L'unica cosa sorprendente è che ha funzionato come avevamo previsto, il che non è sempre scontato", ha sottolineato Henderson. Per i pazienti e i loro cari si è aperta un'altra era quotidiana ritornando a fare le cose più semplici che sembravano ormai impossibili come leggere, guardare la tv, svolgere mansioni quotidiani. "Questo è un momento pionieristico. Il nostro obiettivo ora è provare a compiere passi sistematici per rendere questa una terapia. Questo è un segnale sufficiente per impegnarci al massimo", hanno sottolineato gli esperti. Adesso, quindi, l'applicazione potrebbe diventare via via più vasta per quei pazienti che presentano patologie quali il Parkinson, la Sindrome di Tourette, i disturbi ossessivi-compulsivi e condizioni che causano distonia.

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