Innse riaccende le macchine Nuova produzione da ottobre

Siamo riusciti a vincere la nostra battaglia

Innse riaccende le macchine Nuova produzione da ottobre

La Innse potrebbe tornare attiva già da ottobre. Lavorazioni speciali, componentistica per centrali eoliche e nucleari, macchine utensili. «Il mercato è il vero padrone e deciderà cosa produrremo» ha annunciato Attilio Camozzi, l’acquirente della fabbrica di Lambrate da mesi al centro di una vertenza drammaticamente esplosa una settimana fa, quando cinque operai sono saliti su un carroponte a dieci metri d’altezza in via Rubattino per protestare contro la liquidazione dell’azienda.
Camozzi, coinvolto dal parlamentare ex fiom Maurizio Zipponi, ha comprato 24mila metri di capannone e 16mila di area circostante. Nella notte fra martedì e mercoledì, davanti al prefetto Gian Valerio Lombardi è stato raggiunto l’accordo di massima con l’attuale proprietario, Silvano Genta, che dopo aver avviato la proceduta di licenziamento dei 49 dipendenti era intenzionato a smantellare l’officina.
Il gruppo Camozzi è robusto: 70 filiali con 1.850 dipendenti nel mondo e 305 milioni di fatturato. L’officina di Lambrate farà parte di un polo industriale che comprende la Innse Berardi di Brescia e la Ingersoll, azienda americana acquisita nel 2003 quando era commissariata e che ora conta 400 operai. La ripresa della produzione della Innse milanese sarà legata proprio alle commesse delle altre società del gruppo. Le prime dovrebbero consentire l’impiego di circa il 20 per cento della forza lavoro, mentre per gli altri dipendenti sarebbero inizialmente attivati gli ammortizzatori sociali, in vista di un riattivazione generale, e magari di un ampliamento: traguardo scandito da un piano industriale che i Camozzi vorrebbero predisporre il prima possibile.
Per guadagnare l’ok dei sindacati il nuovo «padrone» ha dovuto certificare le sue intenzioni escludendo ogni possibile tentazione speculativa. Una clausola dell’accordo di mezzanotte - subito ratificato da Fiom e Rsu - prevede un impegno espresso a portare avanti l’azienda secondo una logica industriale pura fino al 31 dicembre 2025. «Mio padre - ha detto ieri il cavalier Camozzi - mi ha insegnato che i soldi si guadagnano e si perdono, mentre la faccia si perde una volta sola». E proprio il profilo del «patriarca bresciano» (che lavora con i tre figli) è stato l’argomento più convincente per i lavoratori della Innse: «È una sfida che vogliamo portare avanti con l’aiuto di tutti - ha detto - un discorso a lungo termine per un’azienda storica che si può rilanciare». «Veniamo da una storia di operai. Siamo innamorati più del prodotto che del denaro», ha aggiunto, annunciando l’intenzione di parlare con i cinque operai che per otto giorni sono stati sul carroponte di via Rubattino: «Incontrerò i lavoratori il prima possibile - ha detto - so cosa vuol dire aver sofferto, hanno la nostra comprensione, verranno ricompensati».
L’intesa sulla compravendita prevede per Genta un corrispettivo di 3 milioni e 150mila euro, più 600mila euro per una macchina. Ma l’imprenditore ottiene anche la rinuncia da parte della Aedes agli arretrati sull’affitto delle aree, altri 3 milioni circa. Alla società quotata in borsa e proprietaria del terreno, andrà una compensazione su altre aree da edificare.

La società lo ha precisato ufficialmente: «Aedes ha condizionato la propria disponibilità all’adeguamento dello strumento urbanistico esistente», e vista l’esigenza di Camozzi di avere l’area entro il 30 settembre, «sarà necessario che Aedes possa disporre dei provvedimenti autorizzativi richiesti entro tale data». Ma anche Camozzi chiede nuovi spazi logistici.

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