«Inquinano il panorama» Neppure gli ecologisti d’accordo sulle torri giganti

Ripa di Meana: «La natura non va assediata con le pale». Il numero uno di Legambiente: «Meglio quelle di una ciminiera»

Eleonora Barbieri

da Milano

Tutela dell’ambiente e fonti di energia rinnovabile: un binomio quasi scontato. Se però arrivate alla voce «centrale eolica» compaiono le prime incrinature. Sarà anche pulita, eppure non tutti la vogliono. Anzi. In Sardegna, Puglia e Molise, dove gli impianti sono già stati installati e si prospetta una loro estensione, fioriscono le proteste. E fra chi vede un aerogeneratore come fumo negli occhi ci sono anche molti rappresentanti delle associazioni ambientaliste. Una contraddizione? «Il fatto che si tratti di un’energia pulita - ci spiega Enzo Cripezzi del “Comitato contro l’eolico selvaggio” della Puglia - non può implicare una santificazione di ciò che sta avvenendo: una distruzione ambientale in piena regola». Il degrado, secondo Cripezzi, colpirebbe in modo particolare la Puglia. Già infestata di pale e torri nella zona dei Monti Dauni, ora la regione si prepara a una nuova invasione nell’Alta Murgia e nel Salento. «Abbiamo importato in modo acritico una tecnologia proveniente dal Nord Europa - prosegue Cripezzi - e ora assistiamo a una proliferazione vergognosa, attuata senza un piano e senza alcuna valutazione dell’impatto ambientale».
Una delle argomentazioni più invocate dagli avversari dell’eolico è proprio la tutela del paesaggio. Boschi, vallate e zone agricole verrebbero infatti deturpati dalle torri, veri colossi superiori anche ai 100 metri d’altezza e dal diametro di 40-50 metri. Fra i più battaglieri Carlo Ripa di Meana, presidente del Comitato nazionale del paesaggio: «Assediare il Salento e le sue bellezze con delle centrali - ci spiega - sarebbe insopportabile per il turismo». Per non parlare del parco dell’Alta Murgia: «È appena sorto, dopo anni di lotte. E ora ci vogliono impiantare una gigantesca colonna d’acciaio, più alta della cupola di San Pietro».
Non si tratta solo di un problema estetico. Per molti il gioco (e il costo) non vale la candela. «È un affare d’oro per le aziende che le costruiscono - sottolinea ancora Ripa di Meana - ma, energeticamente, il contributo delle centrali è irrilevante». Tutta colpa del vento che, sulla Penisola, soffia troppo lento. «Le torri danno energia per uno o due giorni a settimana - sottolinea Carlo Meo di Lipu -. Per il resto, le famiglie attingono alla rete elettrica nazionale».
Le centrali sarebbero anche pericolose per gli animali: «Cicogne, rapaci e oche vanno a sbattere contro le turbine - spiega Meo -, perché le correnti ascensionali vengono completamente alterate. Si calcola poi che ogni singola torre trituri letteralmente uno o due uccelli rari ogni anno». A difesa dell’energia eolica si schiera invece Legambiente. «Naturalmente gli impianti non si possono costruire dappertutto - sottolinea il presidente Roberto della Seta -, ma non bisogna far passare l’idea che l’eolico sia dannoso per l’ambiente.

È anzi decisivo per la sua tutela». E il paesaggio? «Certo ci vuole attenzione per la qualità architettonica ed estetica delle strutture. Ma, sinceramente, preferisco vedere una pala piuttosto che la ciminiera di una centrale a carbone».

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