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Inquisito pure Minzolini. La sua colpa? Telefonò subito dopo l'interrogatorio

Il direttore del Tg1 avrebbe informato l'entourage del premier nonostante gli avessero imposto il silenzio. Oggi arrivano gli ispettori del ministero. Alfano: "Caccia alle talpe". Attesa anche per la deposizione di Santoro

Inquisito pure Minzolini. La sua colpa? Telefonò subito dopo l'interrogatorio

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

Trani - Non uno, ma due sono i reati che la procura di Trani contesta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: concussione (articolo 317 del codice penale) e violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario (articolo 338). Secondo gli inquirenti pugliesi, dunque, il premier avrebbe non solo abusato dei suoi poteri per incassare - come utilità - l’impegno dell’Authority a boicottare i programmi d’informazione a lui sgraditi, ma per riuscire a influenzare il lavoro dell’organismo si sarebbe avvalso di minacce. Parte lesa per queste ultime sarebbe anche Giancarlo Innocenzi, quale commissario dell’Autorità di garanzia nelle comunicazioni, che resta comunque a sua volta indagato con l’ipotesi di favoreggiamento, prevista dall’articolo 378 del codice penale.

Così come è iscritto nel registro degli indagati il nome di Augusto Minzolini che è stato intercettato da «testimone» e non da «indagato». Risolto dunque il giallo acceso dalle voci di procura sulla posizione giudiziaria del direttore del Tg1, indagato dai magistrati tranesi per l’articolo 379 bis: rivelazioni di segreti inerenti a un procedimento. La «colpa» del giornalista sarebbe dunque legata proprio al suo interrogatorio di dicembre. Uscito dalla procura, dove oltre alle domande sull’affaire delle carte di credito revolving gli era stato chiesto di quelle presunte pressioni per boicottare Santoro, Minzolini avrebbe subito contattato qualcuno dell’entourage di Berlusconi a Palazzo Chigi. E a questi avrebbe immediatamente riferito il contenuto del suo interrogatorio, che per espressa raccomandazione del colonnello della Guardia di finanza che l’aveva preso a verbale, non doveva essere divulgato perché segretato.

E invece, proprio sul suo cellulare intercettato, Minzolini si sarebbe lasciato andare a confidenze che la Gdf ha immediatamente trascritto per il pm Ruggiero. Il dettaglio è importante anche per un’altra ragione: se le ipotesi di reato per cui è iscritto il premier vedono la competenza territoriale di Roma, oltre che del tribunale dei ministri vista la carica ricoperta da Berlusconi, a Innocenzi e Minzolini vengono invece contestati reati che si sarebbero perfezionati proprio a Trani, in quanto legati ad attività di indagine svolte dalla procura della città pugliese.

Mentre dunque si chiarisce il rocambolesco coinvolgimento nell’inchiesta dei protagonisti, è slittato a oggi l’arrivo dei commissari inviati da via Arenula. Gli 007 del ministero della Giustizia, ha voluto spiegare il Guardasigilli Angelino Alfano, ieri in visita a Bari, non piombano a Trani per «sabotare» le indagini, che «devono invece proseguire», ma per fare luce su alcune anomalie dell’inchiesta. Su tutte proprio la fuga di notizie: lo scopo, ha insistito il ministro, è dare la caccia alle «talpe» nascoste negli uffici giudiziari.

Oggi è però anche il giorno della sfilata in procura di Michele Santoro. Il giornalista verrà ascoltato in merito alle presunte pressioni politiche per ostacolare alcune puntate della sua trasmissione Annozero, e Santoro ha annunciato di voler consegnare alle toghe tranesi del materiale. La procura intanto sta procedendo a rastrellare documenti presso l’Agcom alla ricerca di riscontri alle telefonate intercettate. L’avvocato Niccolò Ghedini, difensore del premier, va giù duro con l’inchiesta: «Se davvero si prospetta per Berlusconi la concussione e la violenza o minaccia, si è fuori da ogni logica e in una situazione giuridicamente inconcepibile e intollerabile. La tesi non è soltanto destituita di ogni fondamento in fatto ma è contraria al buon senso e a ogni possibile ipotesi contenuta nel codice.

È poi evidente - continua Ghedini - che la competenza territoriale non può che essere della Procura di Roma ed è quindi ovvio che tutti gli atti di indagini in corso sono in violazione di legge, così come è altrettanto evidente che se non si trattasse del presidente Berlusconi si sarebbe già addivenuti a un’immediata archiviazione».

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